martedì 22 febbraio 2011


18 GENNAIO
CATTEDRA DI SAN PIETRO A ROMA


E' una festa attestata già nel più antico calendario romano, la Depositio martyrum, al 22 febbraio. Nella Roma pagana, per commemorare i defunti, i romani mangiavano presso le loro tombe, attorno a un posto centrale vuoto, a indicare la presenza dei defunti in mezzo ai loro cari. La festa della Cattedra di san Pietro si sovrappone e sostituisce questa festa pagana; si celebrava già nel V secolo nella basilica di S. Pietro con una veglia notturna presieduta dal papa.
La data del 22 febbraio è in realtà la data della festa della cattedra di Antiochia che Pietro ha occupato prima di quella romana, ma si è mantenuta la memoria della cattedra di san Pietro a questa data per sottolineare il fondamento apostolico della Chiesa di Roma, e il servizio di presiedere alla carità che la tradizione antica riconosce a Pietro e ai suoi successori.

Nel III secolo si venerava in un cimitero di Roma un trofeo - cattedra di tufo o di legno - del ministero di san Pietro in quel luogo. Più tardi si venerò nel battistero di Damaso in Vaticano la sella gestatoria apostolicae confessionis. Sotto il nome di Natale Petri de Cathedra era celebrata una festa il 22 febbraio; ma, a causa della quaresima, le chiese della Gallia presero l'abitudine di celebrarla il 18 gennaio. Le due usanze si svilupparono in modo parallelo; poi, finalmente, si perdette l'unità primitiva del loro significato e si ebbero due feste della Cattedra di san Pietro, la prima attribuita a Roma - quella del 18 gennaio -, la seconda attribuita a un'altra sede - in definitiva a quella d'Antiochia - il 22 febbraio.
La Cattedra di san Pietro è ora conservata nell'abside della basilica vaticana, racchiusa in un grande reliquiario: nemmeno il Papa si può sedere, come usavano i Pontefici dei primi quindici secoli, sulla Cathedra Apostolica.

(Schuster, Liber Sacramentorum).

Coloro che secondo la tradizione, hanno il lodevole desiderio di prolungare la liturgia vigiliare (dell' Ufficio delle Letture) delle domeniche, delle solennità o delle feste, prima celebrano l' Ufficio delle Letture; dopo le due Letture e prima del Te Deum, aggiungano i Cantici biblici e il Vangelo della Festa con l' Omelia o una lettura patristica appropriata, dopo si canta il Te Deum e l'Oremus

vangelo Dal vangelo secondo Matteo (16, 13-19)
In quel tempo, essendo giunto nella regione di Ce­sarea di Filippo, Gesù chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Ri­sposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pie­tro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e rutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

terza lettura
Dai «Discorsi sull'inizio degli Atti degli Apostoli»
di san Giovanni Crisostomo, vescovo (2, 6)
Poiché aveva mostrato con la confessione una fede sincera, ha ricevuto questo nome
«Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35). Ecco non dai miracoli, ma dalla vita si riconosco­no i discepoli.
«Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? Pasci le mie pecorelle» (Gv 21, 15. 16). Ecco un altro segno, e anche questo preso dalla vita.
E il terzo: «Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10, 20). An­che questo si basa sul retto modo di vivere. Vuoi ancora conoscere una quarta dimostrazione? «Risplenda, dice, la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5,16). Anche qui dunque occorrono le opere. E quando ancora dice: « Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volle tan­to e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19,29), loda il costume e la vita perfetta.
Vedi che i discepoli erano riconosciuti dal fatto che si amavano a vicenda; e colui che amava Cri­sto più degli altri apostoli si riconosceva dal fatto che era pastore dei fratelli.
Vedi che sono stati destinati a godere non perché avessero scacciato i demòni, ma perché i loro no­mi erano scritti nei cieli; e quelli che sono stati scelti a glorificare Dio, lo furono per lo splendore delle loro opere; coloro poi che sono stati premia­ti pervenendo alla vita e ricevendo il centuplo, furono premiati perché avevano disprezzato tutte le cose presenti. Potrai imitare tutti questi se vivrai una vita pura e perfetta; e così potrai essere nel numero dei discepoli e degli amici di Dio, e otte­nere la vita eterna con tutti i suoi beni, anche senza compiere miracoli.
Lo stesso Pietro non aveva ricevuto questo nome per i miracoli, ma per lo zelo e l'amore sincero. Non perché abbia risuscitato i morti o fatto camminare lo storpio vien chiamato così, ma perché con una sincera confessione aveva mostrato la sua fede: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). Perché? Non per i mira­coli, ma perché professò: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16).
È una prerogativa onorevole per la nostra città, che abbia ricevuto dall'inizio come dottore il prin­cipe degli apostoli. Era giusto che la città che è stata ornata per prima col nome dei «cristiani» davanti a tutto il mondo, ricevesse per pastore il primo degli apostoli. Però, pur avendolo accolto come dottore, non lo abbiamo trattenuto con noi per sempre, ma lo abbiamo ceduto alla regale città di Roma. Infatti, anche se non abbiamo il corpo di Pietro, conserviamo con Pietro la sua fede: rite­nendo la fede di Pietro abbiamo lo stesso Pietro. Così anche quan-do vediamo il suo successore, ci pare di vedere lo stesso Pietro. Come quando Cristo chiamava Giovanni col nome di Elia: non perché Elia fosse Giovanni, ma perché era venuto nello spi­rito e la potenza di Elia. Come dunque Giovanni, essendo venuto nello spirito e nella potenza di Elia, viene chiamato Elia, così anche colui che viene nella confessione e nella fede di Pietro riceverà il suo stesso nome. Infatti la conformità di vita gene­ra anche la comunanza del nome.

responsorio (Mt 16,13.16.17.18)
La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? chiese Gesù ai suoi discepoli. Rispose Simon Pie­tro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. * E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa.
Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne, né il sangue te l'hanno rivelato,
ma il Padre mio che sta nei cieli.
E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edi­ficherò la mia Chiesa.

Inno  TE DEUM

Orazione           Concedi, o Dio onnipotente, che tra gli sconvolgimenti del mondo non si turbi la tua Chiesa, che hai fondato sulla roccia con la professione di fede dell'apostolo Pietro. Per il nostro Signore.

Praesta, quaesumus, omnípotens Deus, ut nullis nos permíttas perturbatiónibus cóncuti, quos in apostólicae confessiónis petra solidásti. Per Dóminum.

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