domenica 6 marzo 2011

7 MARZO
Ss. PERPETUA E FELICITA (m)
martiri


Seconda Lettura  
Dalla «Narrazione del martirio dei santi martiri cartaginesi»
(Cap. 18. 20-21; dall'ed. van Beek, Nimega, 1936, pp. 42. 46-52)
Chiamati ed eletti alla gloria del Signore
Spuntò il giorno della vittoria dei martiri e dal carcere si recarono all'anfiteatro, come se andassero in cielo, raggianti in volto, dignitosi, trepidanti più per la gioia che per la paura.
Perpetua per prima fu scagliata in alto dalla vacca e ricadde sul fianco. Così si alzò e avendo visto Felicità gettata a terra, le si accostò, le porse la mano e la rialzò. E ambedue stettero in piedi insieme. Vinta la durezza della folla, furono richiamate alla porta Sanavivaria.
Ivi Perpetua, accolta da un catecumeno di nome Rustico che le stava accanto, e come destata dal sonno (talmente era fuori dei sensi e rapita in estasi), cominciò a guardarsi attorno e disse tra loro stupore di tutti: «Quando saremo esposte là a quella vacca?». E avendo sentito che ciò era già avvenuto, non volle crederci prima di aver notato i segni di maltrattamento sul suo corpo e sul vestito. Quindi, fatto chiamare suo fratello e quel catecumeno, li esortò dicendo: «Siate saldi nella fede, amatevi tutti a vicenda e non prendete occasione di scandalo dalle nostre sofferenze».
A sua volta Sàturo presso un'altra porta stava esortando il soldato Pudente. Disse fra l'altro: «Insomma proprio come avevo supposto e predetto, finora non ho sperimentato nessuna fiera. Ma ora credi di tutto cuore: ecco io vado laggiù e sarò finito da un solo morso di leopardo».
E subito, sul finire dello spettacolo, gettato in pasto al leopardo, con un solo morso fu bagnato di tanto sangue che il popolo diede testimonianza al suo secondo battesimo gridando: «E' salvo il lavato è salvo il lavato!». davvero era salvo colui che si era lavato in tal modo!
Allora disse al soldato Pudente: «Addio, ricordati della fede e di me; queste cose non ti turbino, ma ti confermino». Nello stesso tempo si fece dare l'anello del suo dito e immersolo nella sua ferita glielo restituì come eredità, lasciandogli il pegni e il ricordo del suo sangue. Venne quindi disteso, ormai esanime, insieme con gli altri al solito posto per il colpo di grazia.
E siccome il popolo reclamava che quelli fossero portati in vista del pubblico al centro dell'anfiteatro, per poter fissare sulle loro membra i suoi occhi, complici dell'assassinio, mentre la spada penetrava nel loro corpo, essi si alzarono spontaneamente e si recarono là dove il popolo voleva, dopo essersi prima baciati per terminare il martirio con questo solenne rito di pace.
Tutti gli altri ricevettero il colpo di spada immobili e in silenzio: tanto più Sàturo, che nella visione di Perpetua era salito per primo, per primo rese lo spirito. Egli infatti era in attesa di Perpetua. Essa poi per gustare un po` di dolore, trafitta nelle ossa, gettò un grido, e lei stessa guidò alla sua gola la mano incerta del gladiatore, ancora novellino. Forse una donna di tale grandezza, che era temuta dallo spirito immondo, non avrebbe potuto morire diversamente, se non l'avesse voluto lei stessa.
O valorosi e beatissimi martiri! Voi siete davvero i chiamati e gli eletti alla gloria del Signore nostro Gesù Cristo!

Lectio altera
E Narratióne martýrii sanctórum mártyrum Carthaginiénsium
(Cap. 18. 20-21: edit. van Beek, Noviomagi, 1936, pp. 42. 46-52)
Vocati et electi in gloriam Domini
Illúxit dies victóriæ mártyrum, et processérunt de cárcere in amphitheátrum, quasi in cælum, hílares vultu, decóri, si forte gáudio pavéntes, non timóre.
Prior Perpétua iactáta est, et cóncidit in lumbos. Ita surréxit, et elísam Felicitátem cum vidísset, accéssit et manum ei trádidit et suscitávit illam. Et ambæ páriter stetérunt. Et pópuli durítia devícta, revocátæ sunt in portam Sanaviváriam. Illic Perpétua a quodam tunc catechúmeno, Rústico nómine, qui ei adhærébat, suscépta et quasi a somno expérgita (ádeo in spíritu et éxtasi fúerat), circumspícere coepit; et stupéntibus ómnibus ait: “Quando prodúcimur ad vaccam illam néscio quam?”. Et cum audísset quod iam evénerat, non prius crédidit nisi quasdam notas vexatiónis in córpore et hábitu suo recognovísset. Exínde accersítum fratrem suum, et illum catechúmenum, allocúta est, dicens: “In fide state et ínvicem omnes dilígite, et passiónibus nostris ne scandalizémini”.
Item Sáturus in ália porta Pudéntem mílitem exhortabátur, dicens: “Ad summam certe, sicut præsúmpsi et prædíxi, nullam usque adhuc béstiam sensi. Et nunc de toto corde credas: ecce pródeo illo, et ab uno morsu leopárdi consúmmor”. Et statim in fine spectáculi leopárdo obiéctus, de uno morsu tanto perfúsus est sánguine, ut pópulus reverténti illi secúndi baptísmatis testimónium, reclamáverit: “Salvum lotum, salvum lotum”. Plane útique salvus erat qui hoc modo láverat.
Tunc Pudénti míliti: “Vale, inquit, et meménto fídei et mei; et hæc te non contúrbent, sed confírment”. Simúlque ánsulam de dígito eius pétiit, et vúlneri suo mersam réddidit ei hereditátem, pignus relínquens illi et memóriam sánguinis. Exínde iam exánimis prostérnitur cum céteris ad iugulatiónem sólito loco.
Et cum pópulus illos in médio postuláret, ut gládio penetránti in eórum córpore óculos suos cómites homicídii adiúngerent, ultro surrexérunt et se quo volébat pópulus transtulérunt, ante iam osculáti ínvicem, ut martýrium per sollémnia pacis consummárent.
Céteri quidem immóbiles et cum siléntio ferrum recepérunt: multo magis Sáturus, qui et prior ascénderat, prior réddidit spíritum; nam et Perpétuam sustinébat. Perpétua autem, ut áliquid dolóris gustáret, inter ossa compúncta exululávit, et errántem déxteram tirúnculi gladiatóris ipsa in iúgulum suum tránstulit. Fortásse tanta fémina áliter non potuísset occídi, quæ ab immúndo spíritu timebátur, nisi ipsa voluísset.
O fortíssimi ac beatíssimi mártyres! O vere vocáti et elécti in glóriam Dómini nostri Iesu Christi!

Responsorium   Rom 8, 34b-35. 37
Christus Iesus est ad déxteram Dei,
qui étiam interpéllat pro nobis. *
Quis nos separábit a caritáte Christi?
Tribulátio, an angústia, an persecútio, an fames, an núditas,
an perículum, an gládius?
In his ómnibus supervíncimus per eum, qui diléxit nos.
Quis nos separábit a caritáte Christi?
Tribulátio, an angústia, an persecútio, an fames, an núditas,
an perículum, an gládius?

Oratio  Deus, cuius urgénte caritáte beátæ mártyres Perpétua et Felícitas torméntum mortis, contémpto persecutóre, vicérunt, da nobis, quæsumus, eárum précibus, ut in tua semper dilectióne crescámus. Per Dóminum.

Orazione    O Dio, che con la forza invincibile della tua carità hai sostenuto santa Perpetua e santa Felicità e le hai rese intrepide di fronte ai persecutori, concedi anche a noi, per intercessione delle sante martiri, di perseverare nella fede e di crescere nel tuo amore. Per il nostro Signore...

Nessun commento:

Posta un commento