lunedì 25 luglio 2011

25 LUGLIO
SAN GIACOMO
Apostolo

J. Radermakers, La bonne nouvelle de Jésus ..., pp. 209-271.
Il calice che io devo bere
La richiesta di Giacomo e Giovanni assume la forma di una rivendicazione a mala pena velata: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo» (Mc 10,36). Anch'essi hanno lasciato tutto per seguire Gesù; vogliono assicurarsi un posto privilegiato nel regno messianico, quando verrà nella sua gloria (Mc 8,38). Ma hanno sufficientemente riconosciuto il cammino di umiliazione e di sofferenza che vi conduce? Certo, chiedono un favore, ma questo favore è ancora percepito come un privilegio e non come un servizio. Gesù comincia ad approfondire la domanda che gli è rivolta, perché non abbiano dubbi che i posti a destra e a sinistra del crocifisso sono delle croci ove pendono dei ladroni (Mc 15,27). Sondando la loro disponibilità, li invita a condividere dapprima la realtà concreta della sua obbedienza al Padre, simbolizzata dalla coppa e dal battesimo. Nell'Antico Testamento la coppa può essere segno di benedizione (cf. Sal 16,5; 23,5; 116,13) ma essa rappresenta più frequentemente l'amarezza del castigo divino e la prova che purifica il peccatore (Sal 75,9; h 51,17-22; Ger 25,15-18; Ez 23,32-34). Nell'evangelo si intravede già la coppa eucaristica (Mc 14,24-25) e quella dell'agonia (Mc 14,36). Marco vi unisce il battesimo per sottolineare che il battesimo del Cristo, e quello del cristiano dopo di lui, è un impegno fino alla morte nel disegno salvatore di Dio. La risposta dei figli di Zebedeo non è presuntuosa; sanno che con il maestro e con la sua forza potranno condividere la sua sofferenza e la sua morte. La missione del Cristo si inscrive in questa condivisione; non dispone del regno in cui ciascuno incontra il Padre in modo unico e personale. Invece di paragonare e valutare i destini immaginando la gerarchia di posti nel regno, gli altri dieci apostoli sono invitati da Gesù a spogliarsi da ogni ambizione di tipo politico. Il mondo delle nazioni è caratterizzato dalla corsa al potere e dall'oppressione degli uni sugli altri. «Ma tra voi non è così» (Mc 10,43). Gesù esclude per i suoi questo modello di società, perché nella comunità dei discepoli ciascuno deve cercare di servire. Questa è l'opzione fondamentale cui impegna la sequela di Gesù. I valori sono di nuovo rovesciati (cf. Mc 9,34-35) poiché la situazione più invidiabile è di offrirsi al servizio di tutti, senza distinzione alcuna. Questo servizio è partecipazione alla missione del Figlio dell'uomo, che ne è il fondamento e la misura; impegnarsi a servire è rischiare la propria vita, accettare di perderla (cf. Mc 8,37) con il Cristo servo (cf.Is 53,11-12) che consegna la sua vita in riscatto per molti (cf. Mc 14,24). L'esistenza dell'uomo assume così il suo senso decisivo alla luce del destino di Gesù. L'insegnamento cominciato dopo il primo annuncio della passione raggiunge il suo punto culminante. La vita umana vale in quanto essa è integralmente assunta da colui che si chiama il Figlio dell'uomo, perché egli ne sposa tutta la realtà e le dona la forza dell'amore: vivere è accogliere, accogliere è unire, farsi piccoli, donare i propri beni e seguire, seguire è servire, e servire è amare con l'amore stesso di Dio.
Orazione O Dio onnipotente ed eterno, tu hai voluto che san Giacomo, primo fra gli apostoli, sacrificasse la sua vita per il Vangelo: per la sua gloriosa testimonianza conferma la tua Chiesa e sostienila sempre con la tua protezione. Per il nostro Signore.

Omnípotens sempitérne Deus, qui Apostolórum tuórum primítias beáti Iacóbi sánguine dedicásti, da, quaesumus, Ecclésiae tuae ipsíus confessióne firmári, et iúgiter patrocíniis confovéri. Per Dóminum.

ORÁTIO (1962)
Esto, Dómine, plebi tuæ sanctificátor et custos: ut, Apóstoli tui Jacóbi muníta præsídiis, et conversatióne tibi pláceat, et secúra mente desérviat. Per Dóminum nostrum.

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