martedì 23 agosto 2011

Crisi economica, e tassazione degli immobili ecclesiastici: una risposta a tante bugie!

Come ogni estate, ecco pronto anche quest'anno la polemica ecclesiastica.
Si son lette, anche su facebook (IL VATICANO NON PAGA ICI, IRPEF, IRES, IMU, TASSE IMMOBILIARI E DOGANALI, MA NEANCHE GAS, ACQUA E FOGNE. E' TUTTO A CARICO DEI CONTRIBUENTI ITALIANI. Possiede il 30% del patrimonio immobiliare Italiano e con l'8 per mille toglie quasi 1 Miliardo di Euro all'anno all'Italia. Tassare la Chiesa e i suoi possedimenti in Italia é giusto per gli Italiani. SE CONDIVIDI COPIA E INCOLLA SULLA TUA BACHECA), tante bugie, tante polemiche, tante strumentalizzazioni dovute ad ignoranza (o a malafede). E, sempre per ignoranza i Cattolici sono frastornati e non sanno cosa rispondere, per confutare le illazioni infondate contro la Chiesa, riguardo alla pretesa evasione (legittimata -dicono- da leggi servili) da parte della Chiesa Cattolica in Italia, assurta quale concausa della crisi economica del Paese.
Da più parti si innalzano assurde proposte di "tassazione" degli oratori e di tutti gli immobili di proprietà della Chiesa-Ente Giuridico (con Ici, Imu, ecc.) e di abolizione / modifica del sistema dell' 8xMille.
Pur esulando il tema dal nostro principale "carisma", proponiamo ai lettori (tratta da La Bussola Quotidiana) una risposta precisa e competente a queste bugie, affinché, se del caso, siano meglio informati su come stanno le cose, e soprattutto abbiano materiale e documentazione per controbattere e replicare alle "chiacchere da bar" sull'argomento e smaschere il palese intento diffamatorio delle accuse e delle proposte a svantaggio della Chiesa.
E poi qualcuno dica a questi facinorosi "fiscalisti" che ormai, nel 2011, bisogna essere precisi, visto che i mezzi per apprendere e informarsi ci sono e sono diffusi: il Vaticano, inteso come Stato -sovrano, tra l'altro, al pari di San Marino- è una cosa, mentre la Chiesa Cattolica e la C.E.I., sono un'altra!

Roberto
da Messainlatino


E' l'ora del Bar Economia:
«Crisi colpa della Chiesa»
di Luca Negri, La Bussola Quotidiana del 18-08-2011


In Italia, come è noto, vivono milioni di esperti di calcio. Loquaci commissari tecnici spuntano soprattutto nelle fasi calde dei mondiali di football, tutti con la loro invincibile formazione, i loro bravi schemi.
In questi giorni di grave crisi economica invece si stanno moltiplicando gli economisti improvvisati. Ognuno ha la sua ricetta per sanare i conti pubblici: taglia di qua, privatizza di là, tassa su e giù.
In questo concerto un poco stonato non poteva mancare la voce del razionalismo italico. O almeno di quelli che pretendono di rappresentarlo.
L’Unione Atei e Agnostici Razionalisti, la setta laicista onorevolmente presieduta, fra gli altri, da Margherita Hack e Piergiorgio Odifreddi, ha detto la sua per mezzo di un comunicato stampa.
Dato che “nessuno parla di intervenire sugli enormi contributi che lo Stato eroga ogni anno per fini religiosi”, l’audace Uaar ”ricorda che, anche solo lasciando allo Stato la quota delle scelte inespresse dell’Otto per Mille, si recupererebbero ogni anno oltre seicento milioni di euro”. E casualmente, neanche fosse un ordine di scuderia scattano i media italiani nell'attacco alla Chiesa: solo ieri hanno fatto da eco alle argomentazioni dell'Uaar Il Fatto Quotidiano e Filippo Facci nella sua rubrica su Libero.
Ovviamente non solo 8xmille: “Introducendo l’ICI sui beni ecclesiastici ad uso commerciale, azzerando l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione destinati all’edilizia di culto ed eliminando, come Costituzione comanda, ogni onere statale per la scuola privata, la cifra aumenterebbe in modo ancora più sostanzioso”. Non ci dicono quanto sostanzioso, né ci spiegano come distinguere infallibilmente un ”uso commerciale” da quello caritatevole, assistenziale o pastorale.
È invece sicuro che limiterebbero la libertà di insegnare altre verità rispetto alle loro così in sintonia con il pensiero unico secolarizzato. Molte scuole cattoliche chiudono, altre sarebbero costrette a chiudere senza i finanziamenti pubblici. Non sarebbe solo un danno per chi ci lavora e per gli ordini religiosi che le gestiscono; avremmo nel corso di poche generazioni compatrioti del tutto incapaci di comprendere Dante, Manzoni o Michelangelo, cadrebbe nell’oblio un patrimonio culturale che ha reso grande l’Italia e che la scuola pubblica non è più tanto orgogliosa di tramandare. Certo, non sarebbe un problema per l’Uaar. Probabilmente Odifreddi è pronto a colmare tutte quelle lacune con robuste dosi di matematica; lui è convinto che insegnando fin dall’asilo che 2 più 2 fa 4 si liberino i piccini dalla nefasta superstizione di Gesù bambino.
Il problema, secondo i razionalisti di casa nostra, è un altro: “L’entità della somma che finisce nelle tasche delle organizzazioni ecclesiastiche è sconosciuta persino al governo”. Strano. Se così stanno le cose, ci permettiamo di consigliare al Ministro Tremonti e a tutti gli agnostici una breve visita al sito http://www.8xmille.it/. Con pochi clic sono disponibili i bilanci che chiariscono come la Conferenza Episcopale Italiana faccia uso del prelievo Irpef, anno per anno, regione per regione.
Con i ricavi dell’Otto per mille la Chiesa cattolica costruisce nuove chiese su tutto il globo, compie la sua missione di annuncio del Vangelo, restaura e tiene in vita beni culturali di valore inestimabile, fa la carità, ovvero crea ospedali, orfanotrofi, mense per poveri in Italia e nei paesi del Terzo Mondo (che esiste ancora, nel caso qualcuno se ne sia dimenticato). E paga anche gli stipendi ai sacerdoti, persone che veramente non “staccano mai” dal lavoro, e proprio perché sacerdoti cattolici non possono limitarsi alla celebrazione della liturgia ma svolgono un’insostituibile funzione sociale.
Eppure l’Uaar considera le istituzioni cattoliche dei veri e propri parassiti dell’economia nazionale, non vuole comprendere quanto intervengano dove lo Stato non riesce ad arrivare, forse ignora il principio di sussidiarietà. È convinta che siano “privilegi” quelli della Caritas, ad esempio: assistere minori, lenire i dolori delle infermità fisiche e mentali, aiutare famiglie ed individui in difficoltà economica, contribuire ad un dignitosa integrazione di immigrati spesso dimenticati dallo Stato. Probabilmente non mancano preti, frati, suore e laici che chiamano privilegio fare tutto ciò; certo non nel senso inteso da atei e agnostici uniti nella lotta anticlericale. [e poi, eliminando questi pretesi "privilegi" agli enti ecclesiastici -il cui mantenimento spesso ha origine caritivo e non pesa sugli Italiani-, molti dei servizi e delle funzoni di rilievo sociale, assistenziali, di cura, di istruzione ecc, svolte da quegli enti verrebbero a mancare, o, per sopravvivere, andrebbero a "pesare" sulle finanzie del Paese che sarebbe costretto a occuparsene; n.d.r.] Si facciano un giro questi liberi pensatori nella Piccola casa della Divina Provvidenza fondata dal Beato Cottolengo a Torino. Fra quelle mura possono interrogare disabili, anziani, tossicodipendenti, alcolizzati, malati di ogni possibile male. Chiedano a loro cosa ne pensano dell’ICI.
Oppure si leggano le pagine del “Viaggio in Italia” scritte nel 1983 da Guido Ceronetti (artista e pensatore non certo cattolico e che sui temi bioetici la pensa bene o male come loro) dopo aver visitato “l’isola Cottolengo” che “resiste coi suoi vecchi statuti nel frenetico mare di denaro della città nevrotica, custode di un tesoro che ha nome: il Denaro non come fine” .
Ecco, per tutta la Chiesa il denaro non è un fine ma un mezzo. Mezzo ben più nobile dei mezzucci dell’Unione Atei e Agnostici Razionalisti.

SI VEDA ANCHE QUESTO ARTICOLO DI V. FELTRI SU "Il Giornale" del 20 agosto 2011 "Ma quali privilegi? La Chiesa paga le tasse!" che leggiamo su UnaFides.
ps. Inizino a far pagare le tasse ai centri sociali, che quando organizzano manifestazioni e cortei distruggono negozi e auto di mezza città!
SI VEDA qui ANCHE la pagina su AVVENIRE del 21 agosto 2011


fonte: LaBussolaQuotidiana.it

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