lunedì 10 ottobre 2011

10 OTTOBRE
SAN DANIELE COMBONI Vescovo
e
SANTI DANIELE di Belvedere
e COMPAGNI, MARTIRI




SAN DANIELE COMBONI Vescovo
SECONDA LETTURA
Dall'omelia pronunciata da san Daniele Comboni a Khartoum l' 11, 5, 1873 (S. 3156-3159. 3164)
Pastore, maestro e medico
II primo amore della mia giovinezza fu per l'infelice Nigrizia, e lasciando quanto vi era per me di più caro al mondo, venni, or sono sedici anni, in queste contrade per offrire al sollievo delle sue secolari sventure l'opera mia. Successivamente, l'obbedienza mi richiamava in patria, a causa della cagionevole salute, ma tra voi lasciai il mio cuore.
Ed oggi finalmente, ritornando fra voi, ricupero il mio cuore per dischiuderlo al sublime e religioso sentimento della spirituale paternità, di cui volle Iddio che fossi rivestito dal supremo Pastore della Chiesa cattolica il Papa Pio IX.
Sì, io sono già il vostro padre, e voi siete i miei figli, e come tali, vi abbraccio e vi stringo al mio cuore. Vi sono riconoscente per le entusiastiche accoglienze che mi faceste; esse dimostrano il vostro amore di figli, e mi persuadono che voi vorrete essere sempre il mio gaudio e la mia corona, come siete la mia parte e la mia eredità. Io ritorno fra voi per non mai più cessare d'essere vostro, e tutto al maggior vostro bene consacrato per sempre. Il giorno e la notte, il sole e la pioggia, mi troveranno egualmente e sempre pronto ai vostri spirituali bisogni; il ricco e il povero, il sano e l'infermo, il giovane e il vecchio, il padrone e il servo avranno sempre uguale accesso al mio cuore. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, e il più felice dei miei giorni sarà quello, in cui potrò dare la vita per voi.
Non ignoro affatto la gravità del peso che mi viene addossato, mentre come pastore, maestro medico delle anime vostre, io dovrò vegliarvi, istruirvi e correggervi: difendere gli oppressi senza nuocere agli oppressori, riprovare l'errore senza avversare gli erranti, gridare allo scandalo e al peccato senza lasciar di compatire i peccatori, cercare i traviati senza blandire al vizio. Ma io a tanto peso mi sobbarco, nella speranza che voi tutti mi aiuterete a portarlo con gioia nel nome di Dio.
Sì, io confido in voi, o stimati sacerdoti miei fratelli e figli in questo apostolato: voi sarete le mie braccia di azione per dirigere nelle vie del Signore il suo popolo, ed insieme i miei angeli del consiglio. Ed in voi pure molto confido, o venerabili suore, che con mille sacrifici vi associate a me per coadiuvarmi nella educazione della gioventù femminile. Ed anche in voi tutti, o signori, confido perché vorrete sempre confortarmi colla vostra docilità alle amorose esortazioni che il mio dovere e il vostro bene mi consiglieranno di darvi.

RESPONSORIO 1 Cor 9, 19.22; Gb 29, 15-16
Libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, debole con i deboli. *
Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno.
Ero occhio per il cieco, e piede per lo zoppo; padre io ero per i poveri.
Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno.

Oppure: Dalla "Lettera pastorale e Consacrazione a N. S. del Sacro Cuore" di s. Daniele Comboni
Il Cuore della Madre presso la fonte della grazia aperta dalla lancia
Voi ben ricordate con quanta gioia ed esultanza di spirito ai 14 di settembre del 1873 noi consacrammo solennemente e pubblicamente la nostra persona, il nostro immenso Vicariato Apostolico e Voi, figli dilettissimi, al divin Cuore di Gesù. Ricordate quali speranze fin d'allora concepimmo, che per noi si sarebbe aperta un'era novella di grazie e di benedizioni e che per noi e pei cento e più milioni d'infedeli del nostro laboriosissimo Vicariato si sarebbero schiusi i tesori della pietà e misericordia di quell'adorabilissimo Cuore. Ma qual creatura umana od angelica ci avrebbe mai aperto l'ingresso in quel santuario divino e fatto scaturire su di noi le sue inesauribili ricchezze? Ah! piangeva il prediletto discepolo quando vide quel libro misterioso segnato con sette sigilli; udendo insieme un angelo che con voce sonora esclamava: Chi è mai degno di aprire il libro e di sciogliere i suoi sigilli? Quis est dignus aperire librum et solvere signacula ejus? E nessuno ciò poteva né in cielo né in terra. Et nemo poterat neque in coelo neque in terra; et ego flebam multum (Ap 5, 3-4). Chi dunque ci aprirà questo libro misterioso del Cuore Sacratissimo di Gesù Cristo? Quale sarà questa chiave benedetta che ce ne schiuderà la porta? Ah! tergiamo le lagrime, o figliuoli carissimi, rasciughiamo il pianto, consoliamoci...
Ecco la bella figlia del re Davide, Maria Vergine Immacolata, che ha nelle mani questa preziosa chiave, anzi Ella medesima è la mistica chiave del Cuore adorabile del suo Figlio Gesù. Sì, Maria apre questo Cuore e nessuno lo può chiudere; lo chiude e nessuno lo può aprire. Clavis David quae aperit et nemo claudit; claudit et nemo aperit. Ella apre questo Divin Cuore a chi vuole, come vuole e quando vuole. Ella dispone dei tesori infiniti di quel Cuore divino, come a Lei piace, e a favore di chi Le piace. Ma è perché Maria può tanto sul Cuore adorabilissimo di Gesù? Perché Ella è la Madre avventurata di Gesù, e perciò è Regina e Signora del Cuore di Gesù. O Nome benedetto! O Nome adorato! O Nome il più bello dopo quello di Madre di Dio! Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù. Questo Nome ineffabile è miele alla bocca, melodia all'orecchio, giubilo al cuore. Mel in ore, melos in aure, in corde jubilus. È un Nome che ha fatto brillare la bontà del Cuore di Gesù Cristo in questi tempi calamitosi per illuminare e consolar tutti, confortare i giusti, animare i peccatori a penitenza, arricchire di grazie quanti a Lei ricorrono. Ond'Ella si consola d'essere dai Figli suoi invocata Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù; col qual titolo Ella è proclamata la dispensatrice generosa di tut-ti gl'immensi tesori e di tutte le grazie del Sacratissimo Cuore del suo divin Figlio Gesù. È predicata la Madre la più tenera e la più amorosa di tutte le madri; l'avvocata la più eloquente di tutti gli angeli e di tutti i santi; la speranza dei peccatori; il conforto degli afflitti; la luce degli erranti; il porto dei pericolanti. È salutata la donna senza macchia, la sede della Sapienza, il prodigio dell'infinito Amore di Dio, il perpetuo panegirico di tutti i secoli, l'elogio universale di tutti gli esseri, il concerto pubblico e generale di tutte le creature, il miracolo dell'onnipotenza divina.
A Voi consacriamo noi stessi, le nostre famiglie e tutto il Vicariato dell'Africa Centrale. Consacriamo a Voi i nostri pensieri, le nostre parole, le nostre azioni. A Gesù ed a Voi offriamo e consacriamo i nostri patimenti, le nostre fatiche, tutta la nostra vita. A Voi ed a Gesù affidiamo e consacriamo tutte le anime delle regioni dell'Africa Centrale. E Voi, o Maria, o Nostra Signora del S. Cuore di Gesù, abbiate cura di noi poveri figli, custoditeci come eredità e proprietà vostra. Siate la nostra guida nei viaggi, la nostra maestra nei dubbi, la nostra luce nelle tenebre; siate la nostra salute e fortezza nelle infermità; la nostra avvocata, la nostra madre presso il Cuore del vostro benedetto Figlio Gesù in tutta la nostra vita.

RESPONSORIO Cf. Sal 70, 8; Lc 1. 42
Della tua lode è piena la bocca, della tua gloria, tutto il giorno.
* Per te attingiamo alle fonti di Cristo Salvatore.
Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
Per te attingiamo alle fonti di Cristo Salvatore.

ORAZIONE Dio, Padre di tutte le genti, che per lo zelo apostolico del santo vescovo Daniele Comboni hai esteso la tua Chiesa tra i popoli dell'Africa, concedile, per sua intercessione, di crescere nella fede e nella santità, e di arricchirsi sempre di nuovi figli, a gloria del tuo nome. Per il nostro Signore.

Oppure: O Dio, che per far risplendere la tua Chiesa in ogni lingua e nazione hai inviato il santo vescovo Daniele ad evangelizzare i popoli dell'Africa, concedi anche a noi il suo zelo apostolico, affinchè sappiamo cogliere i segni della tua presenza nel mondo e testimoniare a tutti la sollecitudine di Cristo, Buon Pastore. Egli è Dio,

10 ottobre
SANTI DANIELE di Belvedere
e COMPAGNI, MARTIRI

Nel 1227, sette Frati Minori (Daniele di Calabria, Angelo, Salimele, Dorinolo, Leone, Nicola, Ugolino) partirono come missionari del vangelo tra i maomettani. Giunti nel Marocco, cominciarono subito a predicare il nome di Cristo. Incarcerati e spinti con lusinghe e minacce ad abiurare la fede cristiana, resistettero da forti; furono perciò condannati alla decapitazione. I loro corpi, pietosamente raccolti dai cristiani, furono sepolti a Ceuta, Leone X li annoverò tra i santi martiri.

SECONDA LETTURA Narrazione del martirio in una «Passio» di un contemporaneo
(Analecta Franciscana, IH, pp. 613-616)
Il Signore ha diretto le nostre vie per la sua lode e la salvezza dei fedeli
Frate Daniele, uomo religioso, sapiente e prudente, già Ministro di Calabria, e altri sei frati devoti e pieni di spirito, desiderando con tutte le loro forze la salvezza eterna dei saraceni, non temettero di esporre se stessi per guadagnarli a Dio. Perciò un venerdì s'intrattennero a parlare della salvezza delle proprie anime e di quelle degli altri; l'indomani, frate Daniele ascoltò la loro confessione sacramentale, e tutti devotamente ricevettero la santa Eucaristia, affidandosi completamente al Signore. Così armati nello spirito, questi soldati del Signore, la domenica, di primo mattino, entrarono segretamente nella città con i capelli cosparsi di cenere, e senza alcun timore, corroborati dallo Spirito Santo, si aggiravano qua e là per la piazza annunciando il nome del Signore, e affermando che non vi è salvezza, se non in lui. Le loro parole ardevano come fuoco nel loro cuore ed essi si sentivano venire meno, non potendo sostenere tanta dolcezza di amore divino. I saraceni li assalirono, coprendoli di improperi e di percosse. Infine furono presi e condotti dinanzi al re. Questi li ascoltò per mezzo di un interprete. Dopo averli presi per pazzi e derisi, ordinò che fossero messi in carcere e legati con catene di ferro. Dal carcere essi mandarono una lettera commovente al cappellano dei Genovesi di nome Ugo, e ad altri due sacerdoti, di cui uno era dell'Ordine dei Frati Minori e l'altro Domenicano, rientrati in quei giorni dalle regioni interne dei saraceni, e ad altri cristiani che abitavano a Septa. La lettera diceva: «Benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre delle misericordie e Dio di ogni consolazione, che ci consola in ogni tribolazione. Egli preparò la vittima per l'olocausto del patriarca Abramo. Questi per comando del Signore era uscito dalla sua terra, pur non sapendo dove andare. Tale cosa gli fu attribuita a giustizia, per cui fu chiamato amico di Dio. Cosi chi è sapiente, si faccia stolto per essere sapiente, poiché la sapienza di questo mondo è stoltezza di fronte a Dio. Abbiate presenti le parole di Gesù "Andate e predicate il Vangelo a tutte le creature", e "Non vi è servo più grande del suo padrone", come pure "Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi". Egli ha diretto i nostri passi nelle sue vie per la sua lode, per la salvezza dei credenti e per l'onore dei cristiani, e per la condanna degli infedeli, come dice l'Apostolo: "Siamo il buon odore di Cristo, per alcuni odore di vita nella vita, per altri odore di morte per la morte". "Infatti, se non fossi venuto - disse Cristo - e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato". Per cui è stato annunciato alla presenza del re il nome di Cristo ed è stato proclamato per nostro mezzo che non vi è altra salvezza se non in lui, e lo abbiamo dimostrato con convenienti ragioni di fronte ai suoi sapienti. Sia dunque al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen». La mattina della domenica, durante la recita dell'ufficio divino, i sei frati furono prelevati e condotti dal carcere alla presenza del re. Interrogati se volessero ritrattare quanto avevano detto contro la legge e contro Maometto, risposero di no, e aggiunsero che non avrebbero potuto salvarsi se non mediante il battesimo e la fede in Cristo Signore, per il quale erano pronti a morire. Allora gli invitti soldati di Cristo vennero spogliati, le loro mani furono legate dietro le spalle e andarono gioiosi incontro alla morte, come se andassero ad un convito. Giunti al luogo del supplizio, furono decapitati e così le loro anime imporporate di sangue volarono al Signore.

RESPONSORIO Cf. Ef 4,4.5 1
Martiri santi, avete sparso il sangue glorioso; amici di Cristo nella vita,
lo avete seguito nella morte: * per questo vi è donata la corona di gloria.
Un solo Spirito vi ha animato, una sola fede vi ha sostenuto:
per questo vi è donata la corona di gloria.

Orazione Dio onnipotente ed eterno, che a san Daniele e ai suoi compagni martiri hai dato la gloria di immolarsi per il Cristo, vieni in aiuto alla nostra umana debolezza, perché possiamo essere saldi nella fede, come essi furono eroici nel dare la vita per te. Per il nostro Signore.

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