martedì 31 gennaio 2012


31 Gennaio
Santi Ciro e Giovanni,
martiri
 
nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli


p. Antonio Tripodoro s.j.

San Ciro è un santo dei primi tempi del cristianesimo, di quando cioè il cristianesimo cominciava a diffondersi e a poco a poco penetrava nelle città, nelle istituzioni pubbliche e tra i vari ceti sociali. Coloro che ne erano illuminati vivevano fervorosamente la loro fede, affrontavano ogni genere di difficoltà e, se era necessario, difendevano col sangue le proprie convinzioni. I Martiri erano gli eroi della Chiesa primitiva, e i loro corpi venivano gelosamente custoditi e venerati.




L'arazzo di San Ciro che si espone al Gesù Nuovo per la festa del 31 gennaio.

San Ciro era nato e viveva ad Alessandria d'Egitto, allora una delle città più importanti dell'antichità. Era un centro culturale fiorente, perché, posta tra l'oriente e l'occidente, attirava uomini di tutte le razze. Era ricca di mercati, musei, monumenti, centri di studio.
Famosa era la sua Biblioteca, prima che venisse distrutta dagli arabi. Alessandria d'Egitto nulla aveva da invidiare alle grandi città del tempo, compresa Roma. Celebre era pure la scuola di Medicina, dove aveva studiato anche Galeno.



Sappiamo dalla tradizione che San Ciro era un medico valente che - come dice S.Sofronio - dirigeva quello che ora noi chiamiamo un ambulatorio, dove venivano curati soprattutto i poveri.

In quel tempo ad Alessandria, oltre i medici, pullulavano astrologi, maghi e indovini, che spesso causavano disordini e rivolte. L'imperatore Diocleziano, che da poco aveva sedato la rivolta di Achilleo VIII, non poteva tollerare questi ciarlatani, e presto cominciò a perseguitarli, distinguendo poco tra medici e maghi. S.Ciro fu costretto quindi a lasciare la città e si ritirò nel deserto, a est del fiume Nilo.

Nella solitudine poté dedicarsi totalmente alla preghiera e alla meditazione, dando origine a quella forma di vita monastica di cui, in seguito, S. Antonio Abate sarà considerato il fondatore.

Suo primo discepolo fu un ex soldato di nome Giovanni, nato ad Edessa, che prima aveva militato sotto le insegne romane, ma che poi, a causa delle epurazioni anticristiane, aveva lasciato l'esercito per coerenza con la sua fede cristiana. Rimase con San Ciro quattro anni, dedito anche lui alla preghiera e alla meditazione, e quando il maestro, avendo avuto notizia del crescere della persecuzione anticristiana scatenata da Diocleziano, decise di tornare ad Alessandria, lo seguì.

In città difatti la persecuzione di Diocleziano contro i cristiani era cresciuta di intensità e violenza, e anche nelle cittadine vicine c'erano carcerazioni, minacce e condanne a morte.
 
San Ciro allora, con il compagno Giovanni, si fermò a Canòpo, località distante una ventina di chilometri da Alessandria d'Egitto, e mentre sosteneva nella fede una madre e le sue tre figlie, che erano state imprigionate, venne egli stesso incarcerato, torturato e ucciso, concludendo così con la fulgida testimonianza del martirio


San Ciro condivide il martirio dei cristiani ad Alessandria d'Egitto.

Era il 31 gennaio del 303 (o 312, come alcuni storici sostengono). I cristiani raccolsero i corpi dei martiri e - come ci assicura S.Onofrio - li seppellirono in una basilica eretta in loro onore.

Intanto la devozione per i santi Ciro e il suo compagno Giovanni si estendeva sempre più. Da ogni parte si correva al loro sepolcro. Fu probabilmente S. Cirillo, nel 414, a far trasportare i corpi dei Santi Ciro e Giovanni da Alessandria d'Egitto. Quando poi gli arabi occuparono la regione, verso la metà del VII secolo, non si sa bene cosa accadde, ma sappiamo che vicino a Canòpo era sorto un villaggio chiamato Aboukir, si pensa che tale nome provenga da Abba Kyr, cioè “Padre Ciro”, essendo il Martire ritenuto da tutti un vero padre.

Verso l’inizio del VII secolo la devozione a S. Ciro era grande e sappiamo che S. Sofronio da Gerusalemme andò presso la tomba di S.Ciro per implorare la grazia della guarigione degli occhi. Ottenutala, per gratitudine ha lasciato una biografia di S.Ciro e la descrizione di settanta miracoli ottenuti dal Santo. 

Tra l’VIII e il IX secolo il culto ai due Santi si diffuse anche a Roma, e ciò spiega l’esistenza di molti dipinti, e anche la menzione che se ne fa in varie preghiere, come pure l’intitolazione di oratori e associazioni benefiche.

A Napoli il culto ai due Santi risale all’inizio del IX secolo, poiché in quel tempo colonie commerciali alessandrine operavano in città e ovviamente vi portarono le loro tradizioni e anche il culto ai loro Santi. Si stabilirono nel quartiere del Nilo, a ridosso dell’attuale via Mezzocannone, e vi costruirono una chiesa dedicata proprio ai Santi Abba Ciro e Giovanni.

Quando poi i gesuiti costruirono a Napoli la chiesa del Gesù Nuovo, consacrata nel 1601, si volle dotare il nuovo tempio con le reliquie di vari Santi. Il gesuita P. Vincenzo Maggio, recatosi a Roma, ne ottenne moltissime, e tra queste quelle appunto dei santi Ciro e Giovanni soldato.




Statua di San Giovanni soldato, che condivise il martirio con San Ciro.

Tra la fine del 1675 e l'inizio dell'anno seguente giunse a Napoli, al Gesù Nuovo, San Francesco De Geronimo, che vi lavorò per ben quarant'anni, svolgendo il suo apostolato missionario nella città e in molti altri luoghi, e a Napoli in particolare nella zona dei "quartieri spagnoli". Resosi conto che San Ciro era conosciuto e venerato a Napoli fin dal IX secolo, prelevò alcuni frammenti delle ossa del Santo, li chiuse in un reliquiario e se ne serviva per segnare gli infermi nelle sue missioni popolari. Gli effetti furono strabilianti: si ottenevano guarigioni di ogni genere.



Da ogni parte grandi folle - come narrano le cronache del tempo - accorrevano alla chiesa del Gesù Nuovo per venerare il corpo di San Ciro. L'11 maggio del 1716 S.Francesco de Geronimo morì, ma la devozione a S.Ciro si era ormai radicata nel popolo. La festa dei due martiri egiziani, Ciro e Giovanni, si celebra ancora adesso ogni 31 gennaio, con grande affluenza di fedeli, ma nel corso dell'anno ogni giovedì è dedicato, nella chiesa del Gesù Nuovo, alla loro memoria.

Dopo la canonizzazione del de Geronimo, avvenuta nel 1839, si volle dare alle reliquie di questi santi martiri una sistemazione migliore. Per questo quelle di San Ciro furono posti in una nuova urna marmorea, disegnata dall’architetto gesuita P. Giovanni Battista Iazeolla, collocata sotto l’altare della cappella del Crocifisso. Le reliquie di San Giovanni soldato, nel 1915, furono chiuse in un’urna cineraria romana, sorretta da un solido ed elegante supporto, nella stessa cappella, sul lato destro.

Era giusto che i due Santi, uniti in vita dall’amicizia, dalla stima e dall’amore per Cristo e per i fratelli, stessero insieme anche dopo la morte. Preferirono donare la loro vita, affrontando insieme il martirio, mentre, come già detto, erano intenti a confortare i cristiani perseguitati di Alessandria d'Egitto. Insieme oggi ricevono l’omaggio dei fedeli e intercedono per tutti presso Dio, nella cui gloria vivono per l'eternità.

Esiste anche il Monte di San Ciro, una associazione a scopo di preghiere, per i vivi e per i defunti. Per gli iscritti si celebra ogni giorno, alle 10, la Santa Messa. Una Messa di suffragio si celebra anche alla morte di ogni iscritto.

31 GENNAIO
SAN CIRO e GIOVANNI
Martiri



San Ciro in Gloria

La chiesa ricorda oggi il monaco Ciro e suo fratello Giovanni, martiri al tempo di Diocleziano assieme alle tre vergini Teodora, Teodossia e Teopista e alla loro madre Atanasia.
Secondo gli antichi agiografi, Giovanni era soldato, mentre Ciro, dopo aver esercitato l'arte medica, si era ritirato in monastero. Entrambi originari di Alessandria, vivevano tuttavia nei pressi di Antiochia. Allo scoppio della persecuzione di Diocleziano, essi fecero ritorno ad Alessandria, dove incoraggiarono Atanasia e le sue tre figlie a rimanere salde nella confessione della fede. Attorno al 303 la situazione precipitò, vi furono arresti in massa, e sia le quattro donne che Ciro e Giovanni vennero condannati a morte, torturati e infine decapitati nel medesimo giorno. I loro corpi vennero dapprima posti nella chiesa di San Marco, ad Alessandria, e poi trasferiti a Menouthis, alla periferia della grande metropoli africana, dove attorno alla loro tomba si sviluppò uno dei più frequentati santuari dell'antichità. Ancora oggi il quartiere alessandrino ove sorgeva la loro tomba si chiama Abukir, dal nome di Ciro, venerato come grande guaritore per la fama di medico dei poveri che si era guadagnato in vita. Le reliquie di Ciro e Giovanni si trovano attualmente a Napoli nella chiesa del Gesù nuovo.  

Seconda lettura   Dalla « Esortazione al martirio» di Origene (PG 11,634-638)
Il martire glorifica Dio con la sua morte
Sappiamo che ciò che fu detto di Abele ucciso dal­l'omicida e ingiusto Caino, si può dire anche di tutti quelli il cui sangue fu sparso ingiustamente. Credia­mo che l'affermazione: la voce del sangue di tuo fra­tello grida a me dalla terra, si dice anche dei singoli martiri: La voce del loro sangue grida a Dio dalla ter­ra. Inoltre, come siamo stati comprati col sangue pre­zioso di Gesù, dopo che Gesù ricevette il nome che è al di sopra di ogni altro nome, così alcuni sono com­prati anche col sangue prezioso dei martiri, poiché i martiri si dovrebbero esaltare più di quanto siano stati esaltati se fossero stati soltanto giusti e non an­che martiri.
È giusto, infatti, che sia detta propriamente esalta­zione la morte dei martiri, come appare dalle parole di Gesù: Quando sarò elevato da terra attirerò tutti ame. Anche noi, dunque, glorifichiamo Dio, esaltando­lo con la nostra morte, poiché il martire glorifica Dio con la sua morte. Questo abbiamo appreso anche da Giovanni che dice: Questo diceva per indicare di qua­le morte doveva morire.
Queste cose vi ho scritto per quanto fu lecito alla mia capacità, e mi auguro che siano utili nella pre­sente lotta. Ma se voi, soprattutto ora, in quanto de­gni di penetrare di più nei divini misteri, compren­dendo cose maggiori e più preziose e più efficaci sul­l'argomento, metterete da parte i miei pensieri come puerili e tenui, accadrà ciò che anche io desidero per voi. Il nostro proposito, infatti, non è che per mezzo nostro si porti a compimento ciò che è in voi, ma che in qualunque modo si compia. E voglia il cielo che si compia per quei mezzi che sono più divini e più pru­denti e che superano ogni natura umana, cioè le paro­le e la sapienza di Dio.


Responsorio                           2 Tim 4,7-8; cfr Fil 3,8-10
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede:
* Ora mi resta solo la corona di giustizia.
Tutto ho stimato una perdita pur di conoscere Cri­sto
e partecipare alle sue sofferenze conforme a lui nella morte.
Ora mi resta solo la corona di giustizia.


Orazione    Dio onnipotente e misericordioso, che hai dato ai Santi Ciro e Goivanni invitta costanza fra i tormenti del martirio, ren­dici sereni nelle prove della vita e salvaci dalle insi­die del maligno. Per il nostro Signore.


Essi ora riposano in questo sepolcro. Nobilmente andarono incontro al martirio per il Nome di Cristo, e per lui deposero le loro vite. Le loro reliquie erano poste in un medesimo luogo, e non potendo discernere quale fosse il corpo dell'uno, quale quello dell'altro, abbiamo deciso di prendere entrambi e di trasferirli nella chiesa dei Santi Evangelisti, facendo loro un sepolcro come conviene a dei martiri. Anche in futuro, allora, se Dio lo vorrà, potremo trovarci riuniti per rendere onore sia ai santi evangelisti sia ai beati martiri, i cui nomi sono Ciro e Giovanni. Cirillo di Alessandria, dalle Omelie

PREGHIERA   Riuniamoci, o amati, per lodare Cristo nostro re e venerare in vari modi i sapienti apa Ciro e Giovanni. Essi disprezzarono questo mondo e amarono Cristo Signore,
per cui fu dato loro di sanare ogni malattia. Salute, o martiri del nostro Signore Gesù Cristo,
salve, nobili lottatori, sapienti apa Ciro e Giovanni,  rivestiti delle corone del martirio. Pregate il Signore per noi, apa Ciro e Giovanni, affinché rimetta a noi i nostri peccati.

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