lunedì 6 agosto 2012

Trasfigurazione del Signore

6 AGOSTO
TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE 
(f)



UFFICIO DELLE LETTURE
+ Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti diven­nero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Si­gnore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando quando una nube lu­minosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, fin­ché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

terza lettura   Dal «Commento sul salmo 118» di sant'Ambrogio, vescovo - . (Disc. 27,26-Z9)
II Signore ha illuminato il cuore dei pagani con lo splendore che è sui volto di Cristo, mediante la sua venuta
«Fa' risplendere il volto sul tuo servo e insegnami i tuoi comandamenti» (Sal 118, 135). Il Signore il­lumina i suoi santi e risplende nel cuore dei giusti. Perciò, quando vedi un sapiente sappi che su di lui è discesa la gloria di Dio, che ne ha illuminalo la mente con lo splendore della scienza e della cono­scenza divina.
Ha illuminato anche corporalmente il volto di Mosè, e fu trasfigurata la gloria di quel volto, tanto che gli Israeliti al vederla ebbero timore (cfr. Es 34, 29-30); perciò Mosè si poneva un velo sul volto, perché i figli di Israele non lo vedessero (cfr. 2 Cor 3, 13-14) e non si spaventassero. Il volto di Mosè è lo splendore della Legge. Ma lo splendore della Legge non sta nella lettera, bensì nell'intelli-genza del suo contenuto spirituale. Pertanto Mosè finché visse e parlava al popolo dei giudei, aveva un velo sul suo volto. Ma, dopo la morte di Mosè, Giosuè figlio di Nun parlava agli anziani e al popolo non più attraverso un velo, ma «a viso scoperto» (2 Cor 3,18), e nes­suno era preso da timore. Dio infatti gli aveva detto che come era stato con Mosè così sarebbe stato con lui (cfr. Gs 1,5) e lo avrebbe ugualmente glorificato, non con la gloria del volto ma con quella delle imprese (cfr. Gs 1, 8). Con questo lo Spirito Santo significava che sarebbe venuto il vero Gesù, e a chi si fosse convertito a lui e avesse voluto ascoltarlo, egli avrebbe tolto quel velo dal cuore, perché potesse vedere a viso scoperto il vero Salvatore (cfr. 2 Cor 3,16.18). Così Dio, Padre onnipotente, ha illuminato il cuo­re dei pagani con lo splendore che è sul volto di Cristo Gesù (cfr. 2 Cor 4, 6), mediante la sua ve­nuta. È quanto dichiara l'Apostolo quando scrive: «E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscen-za della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo» (2 Cor 4, 6).
Perciò Davide dice al Signore Gesù: «Fa' risplen­dere il volto sul tuo servo» (Sal 118,135). Deside­rava vedere il volto di Cristo, perché la sua mente ne fosse illuminata: e ciò si può intendere dell'In­carnazione. Infatti «molti profeti e giusti hanno desiderato vedere» (Mt 13,17; cfr. Lc 10,24) come dichiara lo stesso Signore. Non già che cercasse quel che era stato negato a Mosè, di vedere cioè corporalmente il volto di un Dio incorporeo (cfr. Es 33,18.20.23), seppure Mosè, tanto saggio e dotto, abbia potuto chiedere una cosa del genere alla lettera e non invece secondo un significato più profondo; è umano tuttavia innalzarci col deside­rio al di là di noi stessi. E non a torto desiderava vedere il volto di colui che doveva venire dalla Vergine, per essere illuminato nel suo cuore, come ne erano illuminati anche quelli che si dicevano: «Non ci ardeva forse il cuore nel pelto, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32).

responsorio (Cfr. / Gv 3, 1.2}
Quale grande amore ci ha dimostrato il Padre!
* Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente.
Sappiamo che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui,
perché lo vedremo come egli è.
Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo real­mente.

oppure: terza lettura Dal trattato “Sulla Trasfigurazione” del S. Pietro di Blois, sacerdote
Nella Trasfigurazione del Signore si è manifestata in parte la futura glorificazione del corpi.             
Colui che, pur rimanendo intatta la gloria della sua divinità, portava realmente la debolezza della nostra natura umana, ha potuto mostrare nella sua carne mortale la gloria della vera immortalità. E come dopo la risurrezione mostrò nel suo corpo glorifi­cato le cicatrici delle piaghe, con la stessa potenza ha voluto mostrare nella sua carne ancora sogget­ta al dolore, la gloria della risurrezione. Dunque, mentre era glorificato, conservava sempre la capacità di patire, egli che tra le debolezze della nostra natura mortale era assolutamente immor­tale. Ma non bisogna passare sotto silenzio che in questa trasfigurazione la futura gloria del corpo non apparve in misura completa, ma limitata. La glorificazione del corpo infatti consta di quattro qualità: la luminosità, l'agilità, la sottigliezza e l'im­mortalità. Qui il Signore apparve glorificato solo in quanto alla luminosità; dimostrò invece la futura sottigliezza dei corpi quando entrò dai discepoli a porte chiuse; l'agilità quando camminò sulle acque a piedi asciutti. «Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce» (Mt 17,2). Mostrò così in sé quello splendore che avrebbe un giorno conferito ai giusti. Dice infatti la Scrittura: «I giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro» (Mt 13,43). E questo avverrà quando il Cristo «trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21). L'evangelista paragona il Sole di giustizia al sole materiale, perché tra gli elementi della crea­zione non vi era creatura che esprimesse in modo più significativo il Cristo, che con lo splendore della sua gloria supera talmente quello del sole e della luna quanto il Creatore deve superare la crea­tura. Se il trono di Cristo è paragonato al sole, come dice il Padre per mezzo del profeta: «il suo trono davanti a me, quanto il sole» (Sal 88,37), quanto più splendente del sole sarà il volto di chi siede sul trono? È lui quel sole di cui dice il profeta: «II sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illu­minerà più il chiarore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna» (Is 60,19). Il suo splendore è al disopra di ogni splendore e bellezza! È ciò che leggiamo nel profeta Isaia ispirato dallo Spirito Santo: «Arrossirà la luna, impallidirà il sole, perché il Signore degli eserciti regna sul monte Sion... e davanti ai suoi anziani sarà glorificato» (Is 24,23). Le vesti di Cristo sono i suoi fedeli che si rivestono di Cristo e sono da lui rivestiti, come afferma l'Apostolo: «Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3,27). Co­storo, mondati da Cristo mediante un lavacro di rigenerazione» (Tt 3,5), saranno più bianchi del candore delle nevi, come dice anche il salmista: «Lavami, e sarò più bianco della neve» (Sal 50, 9).

responsorio (2 Tm I, 9.10)
Dio ci ha chiamati con una vocazione santa, secondo la sua grazia,
che è stata rivelata solo ora * con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù.
Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità
con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù.

Oppure: Dal trattato «Sulla Trasfigurazione del Signore» di Pietro di Blois, sacerdote
II Padre glorifica il Figlio
«Egli stava ancora parlando quando una nube luminosa li avvolse con la sua ombra» (Mt 17,5), Così l'Apostolo ricorda che «dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili di Dio posso­no essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute» (Rm 1,20). Quindi, se conside­riamo diligentemente ciò che apparve nella santa Trasfigurazione, conosceremo chiaramente che tutta la Santissima Trinità manifestò in essa la sua presenza. Cristo infatti, essendo Dio da Dio, luce da luce, ben a ragione apparve avvolto nella luce, secondo ciò che è scritto: «Alla tua luce vediamo la luce. (Sal 35,10).
Lo Spirito Santo invece apparve nella nube, lui che un tempo trasse fuori dall'Egitto i figli d'Israe­le in una colonna di fuoco e li battezzò nella nube e nel mare; e perciò il Figlio risplende nella luce, mentre lo Spirito Santo avvolge con la sua ombra nella nube. E perché tu sia certo che tutta la Trinità è qui presente, ecco che il Padre viene udito nella sua voce; venne infatti una voce dal cielo: "Questi è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compia­ciuto» - io che in Adamo mi sono dispiaciuto -«Ascoltatelo» (Mt 17,5).
Questa è la parola di cui un giorno si servì Mosè, dicendo: «Dio susciterà un profeta di mezzo ai vostri fratelli: voi lo ascolterete come se fossi io. Se qualcuno non ascolterà le sue parole, sarà tolto via dal suo popolo» (cfr. Dt 18, 18). La profezia di Mosè circa il Figlio viene conferma­ta dal Padre, di modo che la Scrittura concordi e tutti comprendano che là intendeva parlare del Cristo e non di un secondo Mosè. Cristo infatti spiega quello che di lui aveva detto Mosè, quando dice: «Se credeste a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto» (Gv 5,46). Dice bene; «II Figlio mio», non per adozione, ma per natura; non già nato nel tempo, ma coeterno; non di altra sostanza, ma consustanziale, amato da tutta l'eternità e prediletto in modo singolare. Di lui ha detto per mezzo del profeta; «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi com­piaccio» (Is 42,1). Giustamente è chiamato di­letto; di lui infatti la sposa dice nel libro dei Can­tici: «Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me» (Ct 6,3).
Non c'è da meravigliarsi se viene prediletto dal Padre, lui che è l'Unigenito del Padre. Il Padre ama il Figlio, l'eterno il coeterno, il sommo ama l'eguale, l'amante colui che lo riama. Questo indica il van­gelo quando dice che il Padre glorifica il Figlio ed è glorificato dal Figlio (cfr. Gv 17, 1. 4-5). E perciò il vangelo ricorda la mutua glorificazione tra il Padre e il Figlio, affinchè il Figlio non sembri minore del Padre e perché non si creda che egli non abbia da se stesso la propria gloria, quasi fosse inglorioso. Il Figlio chiede di essere glorificato con quella gloria che egli possedeva prima che il mondo fosse (cfr. Gv 17, 5). Ciò significa che la gloria del Figlio non è posteriore a quella del Padre, poiché come egli è uguale al Padre per la natura divina, così gli è coe­terno nello splendore della gloria.

responsorio (Cfr. Mt 17, 5)
In una nube luminosa apparve lo Spirito Santo e fu udita la voce del Padre:
* Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo.
Apparve una nuvola che li avvolse con la sua ombra, e la voce del Padre disse:
Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo.


Inno  TE DEUM

Orazione   O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa' che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Egli è Dio …

Deus, qui fídei sacraménta in Unigéniti tui gloriósa Transfiguratióne patrum testimónio roborásti, et adoptiónem filiórum perféctam mirabíliter praesignásti, concéde nobis fámulis tuis, ut, ipsíus dilécti Fílii tui vocem audiéntes, eiúsdem coherédes éffici mereámur. Qui tecum.

Nessun commento:

Posta un commento