martedì 23 luglio 2013

la preghiera del cuore

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8. Il principio di ogni attività gradita a Dio è l’invocazione, piena di fede, del nome salvifico di nostro Signore Gesù Cristo. È Lui che dice: “Senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5). Secondo elemento è la pace, poiché “bisogna pregare senza collera né contrasti” (2Tim 2,8), assieme alla carità, poiché “Dio è amore” e “colui che è nella carità, è in Dio e Dio è in lui” (1Gv 4,16). La pace e la carità non solo rendono la preghiera gradita a Dio, ma, a loro volta, nascono dalla preghiera, come due raggi divini e, grazie ad essa, crescono e si perfezionano.

13. Molto saggiamente i nostri gloriosi Maestri, mossi dallo Spirito Santo che abita in loro, insegnano a tutti – e specialmente a quanti vogliono scendere nell’arena dell’Hesychia – ad avere come occupazione ed esercizio incessanti il Nome santissimo e dolcissimo di Gesù Cristo, a portarlo incessantemente nella nostra mente, nel nostro cuore e sulle nostre labbra…

20. I Santi Padri raccomandano ed insegnano a colui che si applica alla sobrietà spirituale del cuore, particolarmente a chi ne è agli inizi, a starsene sempre, e specialmente nelle ore destinate alla preghiera, in un angolo tranquillo ed oscuro. La vista distrae e disperde la mente tra gli oggetti visti o guardati, la tormenta e la diversifica. La si imprigioni in una cella tranquilla ed oscura ed essa non sarà più distratta, per così dire, dalla vista e dallo sguardo. Così la mente si tranquillizzerà parzialmente e si raccoglierà in se stessa.

24. Ma ancor prima di ciò e prima d’ogni altra cosa, è con il soccorso della grazia divina che lo spirito viene a capo di questo combattimento. È la grazia che corona l’invocazione fonologica rivolta a Gesù Cristo con una viva fede, con purezza, senza distrazione, con il cuore. Non è il risultato puro e semplice del metodo naturale della respirazione praticata in un luogo tranquillo ed oscuro. I Santi Padri, inventando questo metodo, non hanno avuto presente che un aiuto, se così posso chiamarlo, al raccoglimento della mente, per ricondurla in sé dalla sua abituale distrazione e renderla attenta. Grazie a queste disposizioni nasce nella mente la preghiera costante, pura e senza distrazioni. Come dice san Nilo: “L’attenzione, che cerca la preghiera, troverà la preghiera. Se qualche altra cosa segue l’attenzione, è proprio la preghiera. Applichiamoci dunque all’attenzione”. Basta. Per te, figlio mio, se desideri trascorrere giorni felici e “vivere in maniera incorporale nel tuo corpo”, vivi seguendo la regola da me esposta.

25. Al tramonto del sole, dopo aver invocato l’aiuto di nostro Signore Gesù Cristo, sommamente buono e potente, siediti sulla tua sedia in una cella tranquilla ed oscura, raccogli la mente allontanandola dalla sua solita distrazione e dal vagabondaggio; spingila allora lentamente nel tuo cuore assieme al tuo respiro e comincia a pregare: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me”. Per spiegarmi più chiaramente: contemporaneamente al respiro introduci, per così dire, le parole della preghiera secondo il consiglio di Esichio: “Al tuo respiro unisci la sobrietà ed il nome di Gesù ed il pensiero della morte. Giacché sono due elementi preziosi la preghiera ed il pensiero del giudizio”. Se le lacrime non vengono, rimani seduto con la mente concentrata su questi pensieri e sulla preghiera per circa un’ora. Poi levati, recita attentamente il “mikròn apodipnon” (compieta); siediti di nuovo, riprendi a pregare con tutte le forze, con purezza d’animo e senza distrazione, cioè senza alcuna preoccupazione o pensiero estraneo né fantasia, per circa una mezz’ora… Segnati allora con il segno della croce e segna pure il tuo letto, siediti su di esso e pensa alla fine… domanda perdono con fervore… stenditi senza interrompere la preghiera, obbedendo al consiglio di colui che ha detto “che il ricordo del Cristo partecipi del tuo sonno” (Climaco).

26. Quando ti svegli, ringrazia Dio ed invoca il suo aiuto e riprendi la tua attività essenziale, la preghiera pura e senza distrazione, la preghiera del cuore per un’ora. È questo un momento in cui la mente è assai spesso tranquilla e serena. Ci è stato ordinato di sacrificare a Dio le nostre primizie, cioè di elevare, per così dire, il nostro primo pensiero a Gesù Cristo tramite la preghiera del cuore… Poi tu reciterai il “mesonychtion” (ufficio di mezzanotte) con diligenza ed attenzione. Successivamente ti siederai di nuovo e pregherai nel tuo cuore con tutta purezza e senza distrazione, come t’ho mostrato, per un’ora. Di più pregherai se il Dispensatore d’ogni bene te lo concederà.

38. Sappi, mio fratello, che tutti i metodi, regole ed esercizi non hanno altra origine e ragione all’infuori della nostra incapacità di pregare nell’intimo del cuore con purezza e senza distrazione. Allorché, per effetto della bontà e della grazia di nostro Signore Gesù Cristo, noi raggiungiamo questo traguardo, abbandoniamo la pluralità, la diversità e la divisione per unirci immediatamente, al di sopra di ogni discorso, all’Uno, al Semplice, a Colui che unifica. È il “Dio unito agli dei e conosciuto da loro”, di cui parla il teologo, ma è privilegio rarissimo.

45. Vi sono cinque opere che onorano Dio, per le quali deve passare giorno e notte il principiante dell’esichia: la preghiera, cioè il ricordo del Signore Gesù Cristo, introdotto senza interruzione dalle narici nel cuore lentamente e in seguito espirato, chiuse le labbra, senza nessun altro pensiero né immaginazione. Questo si ottiene con una temperanza generale nel cibo, nel sonno, nelle sensazioni, temperanza esercitata in cella con sincera umiltà. Segue la salmodia, la lettura del Salterio, dell’Apostolo, dei Vangeli, degli scritti dei Santi Padri, soprattutto quelli sulla preghiera e la sobrietà; quindi il ricordo doloroso dei peccati nel cuore, la meditazione del giudizio, della morte, del castigo e della ricompensa; infine, un piccolo lavoro manuale come freno alla pigrizia. E poi ritorna alla preghiera, anche se ti richiede uno sforzo, fino a che lo spirito sia trascinato a rinunciare facilmente alle sue divagazioni naturali mediante la conversazione unica con Gesù Cristo, il suo ricordo costante e un’inclinazione continua che lo porta verso la dimora interiore, la regione segreta del cuore, mediante un radicamento ostinato [...]

48. Le parole “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio” dirigono la mente immaterialmente verso Colui che esse menzionano. Con le parole “abbi pietà di me”, la mente ritorna su se stessa, come se essa non potesse sopportare l’idea di non pregare per se stessa. Quando la mente con l’esperienza avrà progredito nell’amore, si dirigerà unicamente verso il Cristo, poiché avrà la certezza del perdono dei peccati.

50. La preghiera del cuore risale agli Apostoli, i Padri le hanno aggiunto le parole “abbi pietà” per coloro soprattutto che non erano progrediti nella virtù, cioè i principianti e per gli imperfetti… ed alle volte del solo nome di Gesù, che costituisce tutta la preghiera.

52. Questa preghiera continua del cuore ed i risultati che ne conseguono non si raggiungono con uno sforzo breve e modesto. Può darsi che un caso simile si sia verificato alle volte per disposizione ineffabile di Dio. Ma normalmente sono necessari molto tempo, fatica, sforzi fisici e spirituali e violenze su se stessi.

54. La preghiera del cuore, pura e senza distrazione, è quella che produce calore nel cuore, per cui la preghiera pura raggiunge la sua perfezione assoluta.

56. Questo calore elimina gli ostacoli che impediscono alla preghiera pura di raggiungere la sua perfezione.
Callisto e Ignazio di Xanthopouli (fine XIV sec.)
monaci del monastero di Xanthopouli a Costantinopoli
tratto da Piccola Filocalia della preghiera del cuore, Paoline, pp.239-245

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