venerdì 20 giugno 2014

COMUNIONE IN PIEDI?




nel nome di Gesù

ogni ginocchio si pieghi

nei cieli, sulla terra e sotto terra;

e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, 


a gloria di Dio Padre. PAROLA DI DIO !

cfr Filippesi 2, 6-11)


Durante la sua ultima celebrazione del Corpus Domini, da lui presieduta nel 2004, il Papa Giovanni Paolo II non era più in grado di camminare, sicché fu necessario fissare la sua poltrona alla piattaforma del veicolo previsto per la processione. Davanti a lui, al di sopra dell’inginocchiatoio, era esposto l’ostensorio con il Santissimo Sacramento. Poco dopo la partenza Giovanni Paolo II si rivolse a un cerimoniere e gli domandò se poteva inginocchiarsi. Questi gli spiegò, con delicatezza, che era troppo rischioso, dato che il percorso era piuttosto accidentato e questo riduceva la stabilità del veicolo. Trascorsi alcuni minuti, il Papa ripetè:

- “Vorrei inginocchiarmi”.

Gli risposero di aspettare che il fondo stradale migliorasse. Alcuni istanti dopo il Papa disse:

- “Lì c’è Gesù… per favore!”.

COMUNIONE IN PIEDI? 

OGNI GINOCCHIO SI PIEGHI 

DAVANTI AL SIGNORE


È forse lecito prendere la Comunione in piedi? 

Ma forse .... se si negasse la transustanziazione,

o la “reale Presenza”........

Padre-Pio-Matrimonio

Chi non piega le ginocchia davanti a nostro Signore, non ha capito Chi ha di fronte. Quante volte nella vita ci si è piegati, anche per costrizione, davanti a spregevoli “autorità” umane, eppure, davanti a Dio c’è chi non vuol piegarsi, e sarebbe un inginocchiarsi “santo”. Sarà forse un’“assemblea umana” ad aiutarci a non sbandare? La Chiesa non lo ha mai creduto, la Chiesa crede nel Sacrificio, ed io sono obbligato a crederlo con la Chiesa, con gioia e per restare nella Chiesa, come devo credere ai Vangeli perché me lo dice la Chiesa, e come me lo dice la Chiesa, non come vogliono i novatori o i moderni che, si sa, consapevoli sono fuori dalla Chiesa. Essi sono ciò che vogliono essere: ingannatori o ingannati. Non esistono alternative nella casa Dio.

Il Perardi diceva: «Gesù Cristo venne per insegnare agli uomini le vie della salvezza: e per mezzo della Chiesa ripete e continua l’insegnamento. Gesù Cristo venne per meritarci e infondere ne’ nostri cuori la grazia che li santifica, vince, rafforza la naturale debolezza della nostra volontà; e per mezzo della Chiesa continua a dispensare a tutti gli uomini che la vogliono, la grazia di Gesù Cristo per mezzo dei Sacramenti».

Insomma la Chiesa è la continuatrice dell’opera di Gesù Cristo sulla terra, ossia è Gesù Cristo stesso, che per la Chiesa continua l’opera di ammaestrare, riconciliare, santificare, trasformare, salvare gli uomini. Nella Chiesa e per la Chiesa si deve vedere perpetuata l’opera di Gesù Cristo, salvatore del genere umano. Questa è la Chiesa, come questo è l’insegnamento dei Libri santi.

Certamente Dio avrebbe potuto — nessuno lo può negare — disporre diversamente i mezzi della salvezza; ma Egli ha stabilito di accordarceli per mezzo della Chiesa e solamente per mezzo di essa, perciò essa non deve mai venir meno ma deve durare finché vi saranno uomini sulla terra, per poterli salvare.

Lo Spirito Santo per mezzo degli Apostoli ci ricorda frequentemente che Dio, a cui serviamo, è il Salvatore di tutti gli uomini, che vuole che tutti raggiungano la salute e la conoscenza della verità; senza distinzione di Giudeo o Gentile, di libero o di servo, di barbaro o di Scita, che Gesù Cristo è morto per salvare tutti gli uomini (Cf. Atti, X, 28, 34-36, 43; la a Timot., II, 4; IV, 10; Ai Colos., III, 11); Gesù Cristo stabilì come mezzo indispensabile di salvezza, la Chiesa.
Cristo diceva di coloro che ne erano fuori: «E ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche quelle bisogna che io guidi, e daranno ascolto alla mia voce, e si avrà un solo ovile e un solo pastore» (S. Giov., X, 16), nella Chiesa non fuori, soggiungeva, «le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco e mi seguono. Ed io do ad esse la vita eterna» (Ibid., 27, 28). E diceva pure che se taluno non ascolta la Chiesa si deve riguardare come un Gentile o Pubblicano (S. MATT., XVIII, 15).

Se dunque Dio vuole salvare tutti gli uomini e vuole salvarli per mezzo della Chiesa, è necessario che essa non venga mai meno, che esista sempre per salvare sempre gli uomini; essa è sempre necessaria come mezzo indispensabile di salvezza. E perciò tanto Dio vuole che essa non venga mai meno ma duri sempre, quanto vuole la salvezza degli uomini.

Gesù Cristo ha impegnato formalmente la sua parola per l’indefettibilità della Chiesa; lo promise esplicitamente all’apostolo S. Pietro in particolare e ripetutamente a tutti gli Apostoli come Chiesa docente. A Pietro disse: «Io ti dico che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, nè prevarranno contro di lei le porte dell’Inferno » (S. MATT. XVI, 18). Io non cerco ora quale sia la parte di Pietro nell’indefettibilità della Chiesa; sarebbe bestemmia non credere alle parole di Gesù Cristo, davanti al Suo cospetto ogni ginocchio si piega; esse indicano che la Chiesa non sarebbe mai venuta meno e che, combattuta dallo spirito del male, questo non avrebbe mai potuto prevalere contro di essa.

Né meno chiara è la promessa fatta da Gesù Cristo stesso agli Apostoli come Chiesa docente e governante, quando diceva loro: «Andate dunque a istruir tutte le genti battezzandole in nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (S. MATT., XXVIII, 19, 20. Gesù sarà «fino alla fine del mondo» con chi «insegna loro ad osservare tutto quanto Lui ha comandato», non con altri, poiché Gesù non opera nei diavoli e non vuole i diavoli, né li conferma. Dunque gli Apostoli, Chiesa docente (essi, perciò e i loro successori) debbono sempre insegnare, istruire e battezzare; dunque Gesù Cristo senza interruzione, sino alla fine del mondo, sarà sempre con loro come «pastori della Chiesa».

Come sarebbe Gesù Cristo coi pastori se essi non fossero più tali? Come sarebbero essi, pastori della Chiesa, se questa non esistesse più?

La stessa cosa ripete lo Spirito Santo per mezzo di S. Paolo ricordando che gli Apostoli, i dottori e pastori della Chiesa sono stati costituiti «per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero, per l’edificazione del corpo di Cristo: fino a tanto che ci riuniamo tutti per l’unità della fede e della cognizione del Figlio di Dio in un uomo perfetto, alla misura dell’età piena di Cristo: onde non siamo più fanciulli vacillanti e portati qua e là da ogni vento di dottrina per i raggiri degli uomini, per le astuzie onde seduce l’errore» (Agli Efesini, IV, 11-14).

Lo stesso impegno, se così possiamo esprimerci, prendeva Gesù Cristo quando prometteva di mandare gli Apostoli, come Chiesa docente, lo Spirito Santo perché, diceva loro «resti con voi in perpetuo: lo Spirito di verità... che abiterà con voi e sarà in voi… egli v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quanto già vi dissi» (S. Giov., XIV, 16, 17, 26); e anzi promette loro formalmente che lo Spirito li «guiderà per ogni vero» (lbid., XVI, 14). Riflettendo seriamente sul significato e valore di queste parole non se ne può trarre altra conclusione se non l’assicurazione che la Chiesa non verrà mai meno poiché col «corpo insegnante» rimane sempre, in perpetuo, lo Spirito Santo, al qual corpo insegnerà sempre ogni cosa di cui ha bisogno per la Chiesa, a cui rammenterà sempre ciò che Gesù Cristo già ha insegnato, e anzi la guida per ogni vero religioso. Con questa azione permanente dello Spirito Santo, come potrebbe venire meno la Chiesa o il suo Corpo insegnante? O vi sarebbe questo Corpo insegnante così efficacemente assistita dallo Spirito Santo, ma senza fedeli? E non sono forse i fedeli —la loro santificazione e salvezza— lo scopo, il fine per cui lo Spirito Santo è in perpetuo coi Pastori della Chiesa?

L’indefettibilità della Chiesa era già stata annunziata dai Profeti che così spesso annunziavano un’alleanza nuova di Dio col suo popolo, la quale non sarebbe mai più venuta meno (Cf. ISAIA, LUI ; LII, 2, Salmi LXXXVIII, 5; EZECH., XXXVIII, 21). Daniele rappresenta la Chiesa sotto forma di regno che non sarà giammai distrutto, che non passerà ad altro popolo e che sussisterà eternamente. L’Arcangelo Gabriele annunziava a Maria Vergine che la Chiesa di Gesù — indicata col nome di regno — non avrebbe mai avuto fine, parole che sono ripetute quasi alla lettera nel Simbolo di Nicea che si cantano, o le recita il Celebrante, nelle Messe. E non nelle “assemblee”. Ogni ginocchio si pieghi al cospetto di nostro Signore, ogni persona si genufletta. È forse più “re” un medico, o forse un giudice, o anche un politico oppure un sovrano… di Nostro Signore? No, né mai lo sarà.

Non può esistere la Chiesa ingannatrice, apostata, sarebbe Luterana. 

Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro

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