venerdì 10 ottobre 2014

peccato impuro contro natura

Riflessioni sull’esatto significato di peccato impuro contro natura e sull’apparente solitudine di chi si dedica al Signore



Quesito
Gentile Padre Angelo,
In un vecchio catechismo ad uso pre-eucaristico che tra i peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio” vi é il “peccato carnale contro natura”. Vorrei un chiarimento a riguardo. Io ritengo di potervi includere, senz’altro, i rapporti omosessuali; mi domando se non vi sia incluso anche il peccato di contraccezione (che, nelle modalità, ne include molti altri) e/o altri che volesse aggiungere.
Spero di trovarla bene in salute, fisica e spirituale.
Io la “vedo”, e, soprattutto, la “sento”, nel senso di sentire dell’animo, lì, solo, lontano dagli affetti famigliari, ad ascoltare le peggiori nefandezze dell’uomo, quando non le sue ingiurie, forse stanco e disgustato, e voglio confermarle la mia stima e sostegno, anche nelle mie preghiere, e, inoltre, voglio che l’accompagni sempre, forte, il convincimento che quanto fa è di importanza cruciale (guarda caso ha radice in croce).
Se posso permettermi, auspico una maggiore risonanza pubblicitaria al vostro sito.
La ringrazio molto e la saluto calorosamente.
G.


Risposta del sacerdote
Caro G.
1. Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica parla di questi peccati.
Ne cambia solo la dizione. Anziché chiamarli “peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio”, li chiama” peccati che gridano verso il cielo”, ma la sostanza è la stessa.
Ecco il testo: “La tradizione catechistica ricorda pure che esistono «peccati che gridano verso il cielo».

 Gridano verso il cielo: il sangue di Abele (Cf Gen 4,10); il peccato dei Sodomiti (Cf Gen 18,20; Gen 19,13); il lamento del popolo oppresso in Egitto (Cf Es 3,7-10): il lamento del forestiero, della vedova e dell'orfano (Cf Es 22,20-22); l'ingiustizia verso il salariato (Cf Dt 24,14-15; Gc 5,4)” (CCC 1867).

2. La dizione peccato impuro contro natura è mutuata da S. Paolo: “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento” (Rm 1,26-27).

3. In passato nei manuali di teologia morale venivano definiti peccati contro natura tutti i disordini sessuali nei quali è impossibile la procreazione. Ma questa dizione non metteva in evidenza la particolare gravità del disordine degli atti omosessuali e anche di quel particolare tipo di contraccezione che è simile alla sodomia.
San Paolo, quando parla di peccati contro natura, si riferisce chiaramente al peccato dei sodomiti, e cioè all’inversione della naturale inclinazione dell’uomo di accoppiarsi con la donna e viceversa.
Si dice che questi peccati gridano verso il cielo per il grande disordine che portano all’interno della società.

4. Sull’ultima tua annotazione è vero che sento nefandezze, ma non solo queste, grazie a Dio. E la santità di molti mi sollecita a non rimanere indietro.
Sono poi lontano dagli affetti famigliari, ma solo materialmente.
Posso sottoscrivere in pieno quanto annota la Bibbia di Gerusalemme alle parole di San Paolo “Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io” (1 Cor 7,8): “La frase evoca Gn 2,18: “non è bene che l’uomo sia solo”, e sembra contraddirlo. Ma la contraddizione non è che apparente, poichéper il cristiano unito al Cristo e ai suoi fratelli la solitudine di Adamo non esiste più”.
Lasciare tutto per andare dietro al Signore non significa rimanere soli, ma avere la pienezza della comunione.
È comunione con Dio, comunione con il cielo, è comunione con tutta la Chiesa (compresa quella del purgatorio).
In particolare è comunione con tutti quelli che Cristo mi dà come segno della fedeltà alla sua promessa: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,29).
E ti dico che non sono solo cento, ma ben di più.
Tra questi ci sei anche tu e ci sono tutti i nostri visitatori che porto sempre con me nelle mie preghiere, nell’offerta della mia vita e soprattutto nella celebrazione della Messa.
Ti ringrazio per la stima e soprattutto per il sostegno che mi assicuri con le tue preghiere. Ci tengo.
Ti saluto, ti assicuro ancora il ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo

Pubblicato 29.12.2007

http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=685

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