mercoledì 14 gennaio 2015

far scomparire le religioni dalla terra

Orrore a Parigi: le mie domande

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Rompo il silenzio purtroppo stimolato da ciò che è accaduto in questi giorni a Parigi. Se non vivete sulla luna, avete già capito di cosa sto parlando.

Vorrei proporre delle domande che mi sono balzate in mente per riflettere su questo tragico e spaventoso evento da diversi punti di vista che, almeno a me, hanno lasciato un po’ perplesso.

Partiamo da un elemento che appare una premessa scontata (ma che scontata non è, visto che da tante parti si sono mossi commenti “quasi felici” per diversi motivi per quanto è accaduto): una condanna senza se e senza ma per qualunque atto di violenza.

Premesso questo, partiamo con le domande. Il mondo occidentale si è mobilitato inorridito verso un affronto tanto grande e gratuito che è apparso più indirizzato verso “la legge delle leggi” quella sulla libertà di espressione che per le vittime stesse.

Il punto, infatti, è questo. Le morti, le stragi sono davanti ai nostri occhi ogni giorno ma per nessuna o pochissime di queste ci si mobilita in questa misura, anzi spesso si vive un’indifferenza quasi agghiacciante.

La dimostrazione? I milioni di cristiani uccisi da quelle stesse mani estremiste o, per esempio, la bambina imbottita di esplosivo e fatta deflagrare in un mercato in Nigeria a sole 48 ore dall’attentato (a cui ne sono seguite immediatamente altre due) che hanno destato pochissimo interesse nei media e nell’opinione pubblica e di esempi come questi se ne potrebbero fare migliaia.

Perché allora tutto questo interesse? Solo perché si è visto come un attentato alla libertà di espressione e di stampa tanto caro all’Occidente?

Forse solo se si risponde positivamente a questa domanda si capisce evidentemente anche perché sono stati usati tantissimi simboli per dimostrare il proprio sdegno, il proprio orrore per la strage, rispetto all’uso, quasi invisibile, delle foto di coloro che hanno perso la loro vita in questo attentato.

Si sono alzate matite (in riferimento al lavoro del vignettista), si sono alzati striscioni, cartelli, distintivi con la scritta “Je suis Charlie” per affermare, sostenere, che la libertà di stampa, di critica, di satira, sono i principi stessi della Libertà, così come concepita dall’Occidente.

I media di tutto il mondo hanno posto molto l’accento su questo aspetto che penso e spero sia solo una parte del reale significato che vorrei anche fosse “io sono profondamente contrario a qualsiasi atto di violenza contro la vita umana”… ma si sa quanto televisione e giornali riescano a indirizzare e condizionare il pensiero della massa.

Non avete, infatti, l’impressione che sia stata combattuta una guerra contro un’ideologia religiosa con l’arma dell’ideologia della ragione e della libertà perdendo di vista l’aspetto, secondo me più importante, della violenza contro la vita umana?

Non è difficile pensare che sia così visto che in Occidente abbiamo sostituito il valore inviolabile della vita con quello inviolabile di una ragione e di una libertà che ci permette di uccidere dei bambini con l’aborto, di pensare a quanto sia giusto e libero l’autodeterminarsi difronte a una malattia fino a decidere della propria morte con l’eutanasia o alla condanna a morte per crimini più gravi.

Sono convinto che la libertà di espressione, di opinione, di stampa, siano importantissime ma non è forse più importante la vita umana? Siamo, poi, così convinti di vivere davvero in Occidente queste libertà o molte volte le vediamo offese e imbrigliate da poteri politici ed economici che ci lasciano solo credere di averle?

Ma continuiamo con le domande che mi sono passate per la mente. Il fatto che sia successo a Parigi, al centro del nostro caro e vecchio continente, ha fatto forse da cassa di risonanza?

Ci ha dimostrato la nostra fragilità, che siamo troppo indifesi verso qualsiasi attacco terroristico o che le nostre difese sono inefficaci e troppo deboli per difenderci?

Ormai non possiamo più pensare che questi problemi siano dei paesi del Medio Oriente: sono alle porte di casa nostra. Poi, non siamo noi che vogliamo vivere in paesi multiculturali, multirazziali, multireligiosi perché siamo popoli aperti, accoglienti e pronti per l’integrazione?

Ormai il mondo non è più diviso in Oriente ed Occidente ma siamo cittadini del mondo grazie anche alla globalizzazione e alle nuove tecnologie che ci avvicinano sempre di più.

L’immigrazione di grandissime masse di persone fa tutto il resto. Non possiamo pensare di dare loro solo la cittadinanza politica: se ai musulmani, in particolare, non diamo anche la cittadinanza religiosa, per loro diventa un vero problema.

Ho l’impressione che l’islam venga strumentalizzato da alcuni movimenti politici per rimuovere le radici cristiane dall’Occidente e per altri come scusa per bloccare l’immigrazione massiccia e indiscriminata. Spesso si sente dire che dobbiamo togliere tutti quei segni cristiani che possano offendere i musulmani (vedi crocifissi, presepi, feste religiose ecc..) perché dobbiamo rispettarli.

Le stesse persone che sono convinte di questa motivazione e la utilizzano consapevolmente ogni volta che ne hanno il potere e l’occasione, però sono le stesse che hanno difeso a spada tratta la libertà di stampa di vignette profondamente offensive per la dignità e la religiosità di quegli stessi mussulmani che vorrebbero accogliere in un ambiente “senza Chiesa e cristianesimo”.

Non è contraddittorio? Mi sembra alquanto problematico affermare il “diritto alla dissacrazione” che significherebbe decretare la fine della civiltà, del rispetto del diritto di ogni persona (e proprio in nome dei diritti umani) di essere rispettata per quello che è e per il ruolo che svolge all’interno della società e per la fede che professa, in nome proprio del laicismo che dovrebbe garantirla e non affondarla.

Forse un modo efficace per fermare o limitare delitti orrendi come questi non è per noi difendere, come una specie di contro-religione, la libertà di dileggiare, schernire violentemente come più ci piace la religione altrui, profanando i suoi simboli sacri.

Chi lo fa non prepara la pace e non può dichiararsi a favore di questa ma anzi getta benzina sul fuoco. Difendere queste posizioni, considerate da molti blasfeme, fa di noi un popolo corrotto che va convertito o eliminato.

Ai nostri occhi appare una posizione fondamentalista ed estremista ma spesso fa bene mettersi anche nei panni dell’altro per comprenderne realmente le motivazioni (non sto dicendo che le dobbiamo condividere ma solo prendere in considerazione).

Anche se molti lo negano, le nostre radici cristiane hanno creato le basi per un’idea di libertà e tolleranza anche verso chi gli è ostile e diffamatorio («Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Dà a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo». Lc 6, 27-30; ad esempio) che non ha un corrispettivo nella fede coranica («La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso» Corano 5:33).

Un’altra domanda… ma la libertà di espressione cambia di validità a seconda di chi la sta difendendo?

Gli stessi che in questa occasione la sostengono a oltranza sono gli stessi che hanno dato di fascista e di nazista a Calderoli quando nel 2006 indossò una maglietta raffigurante il profeta che, in presenza di Budda e di Jahvè, viene rimproverato dal Dio cristiano che gli dice: “Non brontolare, siamo stati messi in caricatura tutti quanti, qui”. Se di pessimo gusto allora perché adesso vignette simili e molto più offensive vanno bene?

In questi giorni si sono viste moltissime vignette anche contro le altre due religioni del libro (davvero disgustose e di una volgarità che parimenti suona come violenza verso un credente di quella fede) che denotano un disprezzo pari all’odio profondo, mettendo in ridicolo il credo di milioni di persone.

Non sono certo diverse da quelle vignette che ci hanno fatto inorridire, dal dopoguerra ad oggi, che pubblicava il Terzo Reich per ridicolizzare il popolo ebraico; o queste ce le siamo dimenticate?

Non sono contesti diversi ma purtroppo frutto solo di diverse propagande e, nell’ultimo caso, frutto solo un cattivo uso della libertà. Se la satira è volgarità e offesa gratuita al senso religioso dell’uomo a qualunque fede egli appartenga, questa è assolutamente da condannare perché non si può, in nome della libertà di espressione, offendere e calpestare la libertà assoluta di vedere rispettata la propria fede religiosa.

Si è visto una bella marcia della pace con esponenti di moltissimi paesi e religiosi: sembra che però Hollande non abbia invitato Le Pen. Si è voluto far passare la pace come un valore solo di un certo orientamento politico?

Spero proprio di no, perché questa dovrebbe essere un bene assoluto di tutti anche di chi ha manifestato la sua assoluta convinzione di dover far scomparire le religioni dalla faccia della terra (che creerebbero, a sentire loro, solo divisioni e fondamentalismi alla base delle guerre) che andrebbero sostituite da un laicismo che diventerebbe l’unico baluardo per la pace.

Certamente, questa, è una posizione estremante violenta perché la violenza non si manifesta solo attraverso le armi ma spesso, anche sotto forma di idee e di una matita ...

http://www.gazzettinodelchianti.it/rubriche/7/fuori-dal-chiostro.php#.VLbEldKG_hm

1 commento:

  1. Vi consiglio gli spettacoli dei Fumbles di Mrs. Spelling a teatro. Dovrebbero andarci tutti i bimbi... 31 gennaio 2015 – Spettacolo Family Fumbles al Teatro Manzoni di Milano; 8 marzo 2015 – Spettacolo Family Fumbles al Teatro Brancaccio di Roma. Per le scuole: 30 gennaio 2015 – Scolastica Fumbles al Teatro Manzoni di Milano; 26 marzo 2015 – Scolastica Fumbles al Teatro Brancaccio di Roma

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