domenica 25 ottobre 2015

la chiesa si arrangia

Come si cambia, per non morire: liturgie oggi, e ieri




Appunti di Antonio Margheriti Mastino
Esco adesso dalla messa al mio Quartiere Africano, a Roma. Sono sui gradini della parrocchia, seduto.
Per la verità ero giunto anche in ritardo. Dunque non sono entrato troppo in sintonia col culto: ero distratto.
E proprio quando sei distratto osservi e pensi.
Dico la verità, sostengo il retto culto divino perché so che è fondamentale alla vita della chiesa, ma io stesso non sono poi un grande amante, nè frequentatore, di liturgie. Anche se quand’è, le vivo intensamente.
Certe volte preferisco seguire la messa bassa in rito antico, alla Trinità dei Pellegrini: è breve, veloce, silente, omelie di 5 minuti che sono dei gioiellini, ti fa fare nel mezzo ginnastica con il su e giù, è tutta concentrata sull’essenziale. 35 minuti ed è fatta. E sei stato bene. Ma soprattutto: ti sei rilassato, perché stacchi proprio con l’esterno, entri in un’altra dimensione, senza che si faccia poi granché, anzi si fa il minimo. Ma pagare 3 euro di biglietti tram e tra andata e ritorno giocarmi tre ore di viaggi per Roma, proprio non ce la faccio. Solo eccezionalmente ci vado.
Quindi stavo qui a Santa Maria Goretti; mi ci sto affezionando. La messa è gentile, senza colpi di scena svaccati. Molto quieta.
E pensavo.
Ho servito messa per tutta l’infanzia e l’adolescenza. Poi ci sono ritornato dopo l’università.
Nel frattempo sono cambiate altre cose,  a messa: è come se il culto anno dopo anno, stracco, si spogliasse sino a denudarsi del tutto mantenendo solo una sottile mutandina per l’inevitabile Canone.
Alcune cose si sono smarrite strada facendo. Altre cose vengono motu proprio recuperate dai fedeli non si sa perché. Altre se le inventano.
Per esempio, rispetto a quando ero ragazzino, man mano il prete ha smesso di inginocchiarsi del tutto durante la liturgia: il mio antico prete si inginocchiava puntuale invece.
I fedeli, che sempre sono la fotocopia del parroco, anche. Ma qui… beh qui, oggi, la gran parte dei fedeli si inginocchia, adesso, alla consacrazione: un anno fa ero il solo. Il prete mi pare che ha smesso.
Ho notato che una volta noi si restava in ginocchio sino al “Per Cristo con Cristo e in Cristo”, adesso tutti balzano in piedi al “Mistero della Fede”. E sollevandosi nessuno si segna, com’era in uso ai “miei tempi”.
Ho notato anche che alla recita del Credo, che sovente si fa con automatismo senza riflettere cosa si sta solennemente confessando davanti a tutti (e che puntualmente la nostra vita, certezze, ideologie smentiscono patentemente), ho notato che quando si arriva al “Per mezzo dello Spirito Santo” nessuno più reclina il capo, né fedeli né prete, salvo io e un paio di altri sfigati della vecchia scuola.
Ho notato pure che, al contrario dei miei tempi, praticamente tutti vanno a prendere la comunione, quindi non si capisce a cosa serva questo dibattito sul a chi darla e chi no tanto poi ognuno fa come gli pare comunque, preti e fedeli. Noto quella certa leggerezza nell’andare lì a prenderla, ritornando… ma forse è che sono prevenuto io.
Ho notato anche che mentre tutto il rito della messa è fluttuante, benché sia rigidamente codificato, cosa che del resto ci conferma che ipso facto il “Canone Romano” è una superstizione e che ci sia ciascun lo dice dove sia e come sia nessun lo sa, ho notato dunque che mentre la messa si spoglia dei gesti e dei segni previsti per tutto l’orbe cattolico, al contempo se ne creano di nuovi, spontaneamente, che non significano assolutamente nulla e in quanto tale non servono a niente. Epperò questi fedeli li adottano uguale, con una convinzione impensabile in altri gesti canonici, e dunque c’è quel “sentire” dentro che li giustifica e li riempie di significati: ad esempio l’allargare le braccia alla recita del Padre Nostro, al pari del prete. Fanno ovunque così e non si sa perché: è successo, semplicemente. Niente di male, dopotutto. Io no: io sono della vecchia scuola di chierichetto anni 80-90.
Altre cose ho notato, ma non mi va più di elencarle anche perché le conoscete da voi stessi e io devo prepararmi la cena, che è già tardi.
Ma una cosa voglio dire.
Io. Io non sono una presenza stravagante, disincarnata, non sono un reperto di sacrestia, non ho niente di clericale. Sono una presenza solida, carnale, uno che dà da questo punto di vista, fisico diresti, “sicurezza”. Insomma sono burberamente, sarcasticamente simpatico, e in questa simpatia sarcastica anche “affidabile”. Ecco, in genere proprio per questo ho un certo ascendente sui giovanissimi che si avvicinano alla chiesa e alla fede. Mi domandano, mi si accostano con fiducia, un po’ intimiditi certe volte, ma si sentono liberi di esprimersi, e ciò che è peggio è che si aspettano risposte, da me. E’ un grosso problema. Un giorno vi racconterò.
Certe volte, non potendo dare risposte, cerco di fare l’adulto … e do l’esempio: i giovanissimi li seguono gli esempi, dipende da chi glieli dà: ne devono avere prima rispetto. A messa per esempio. Capita sempre che ho accanto sulla panca qualche ragazzo sui 15-18 anni: perché al pari di loro, scelgo sempre l’ultimo banco. Ragazzino che sta lì impalato e non fa una mazza durante tutta la messa: perché si vergogna, non sa che fare, ha paura di essere notato … equiparato alle beghine.
Però ti rendi conto che, dopo che t’ha osservato un po’, tu facendo finta di niente, comincia a vedere quello che fai e che dici: rispondere alla messa, segnarsi, inginocchiarsi. Aspetta di vedere che fai tu, e dopo un attimo di esitazione lo fa anche lui. Persino inginocchiarsi alla consacrazione, e alzarsi quando tu lo fai.
Ecco, conta l’esempio, ma conta anche come si presenta chi questo esempio dà. Se un ragazzino di 15 anni vede un ragazzo tutto clericale, vestito da ragioniere della mutua … insomma avete capito che razza di gente dico … molto consueti in certi ambiti clericali, unti e bisunti … se ne guarda bene dal prenderne esempio. Perché per lui è respingente. Ma uno “normale”, con jeans, polo, nike, taglio hipster e puttanate varie, beh capace si fidano di più.
Insomma, cerchiamo di non essere ridicoli e gonfi di superbia a messa, tutti sulle nostre, e diamo l’esempio a chi può seguirlo. Io, divertendomi, qua e là ci riesco. Fate lo sforzo anche voi.
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