lunedì 23 gennaio 2017

cretinaggine dei teologi

Non è che non capiscono i dubia. 

Quel che non capiscono è la libertà.

 



Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Ma come si fa a scrivere che i dubia espressi da quattro cardinali a papa Francesco su Amoris laetitia sono «l’insulsa crociata dei farisei della Dottrina»? Lo ha messo nero su bianco il Fatto quotidiano, l’indomani dell’intervista del cardinale Carlo Caffarra al Foglio. Un intervento che per il giornale di Marco Travaglio trasuda «odio», addirittura.

Ognuno è responsabile delle sciocchezze che scrive ma spacciare una prassi rispettosa del «sovrano giudizio» del Pontefice per un attacco è uno strabismo ideologico che, al pari di altri interventi come quello di Alberto Melloni, rivela la malafede di chi lo pronuncia. I quattro cardinali, seguendo una prassi legittima nella forma e nella sostanza, hanno posto i loro quesiti a papa Francesco. Come ha ben spiegato Caffarra, lo hanno fatto a fronte di una confusione evidente che si è generata nell’interpretazione dell’esortazione apostolica e ben consapevoli che «la divisione, già esistente nella Chiesa, è la causa della lettera, non il suo effetto».

Quel che il Fatto e altri proprio non riescono a concepire è che nella Chiesa possa esserci questa libertà di discussione e, al contempo, la certezza che l’unità e l’obbedienza al vicario di Cristo non siano messe a repentaglio da vedute divergenti. Abituati a misurare i rapporti secondo logiche di potere, i detrattori dei quattro cardinali rimestano nel marginale non riuscendo a mettere a fuoco i termini della questione. 

Una vicenda che, se avessero un minimo di onestà intellettuale, capirebbero riguardare la «coscienza» di tutti, anche quella dei non credenti come ha notato Giuliano Ferrara. Perché, come dice sempre il cardinale: «Non dire mai a una persona: “Segui sempre la tua coscienza”, senza aggiungere sempre e subito: “Ama e cerca la verità circa il bene”».

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